Trump accusa Zelensky per la guerra in Ucraina, mentre Mosca riprende a colpire Sumy





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Mentre i raid russi tornano a insanguinare Sumy, città già devastata dalla strage della domenica delle Palme, Donald Trump rinnova le sue critiche a Volodymyr Zelensky, definendo "orribile" la gestione del conflitto da parte del presidente ucraino e di Joe Biden. "Non si inizia una guerra con chi è venti volte più forte", ha dichiarato l’ex e attuale inquilino della Casa Bianca, salvo poi aggiungere, in un ambiguo tentativo di bilanciamento, che "la colpa è di tutti". Un’affermazione che, se da un lato sembra coinvolgere anche Vladimir Putin – il quale "non avrebbe mai dovuto iniziarla" – dall’altro finisce per scaricare su Kiev una responsabilità storica che gli analisti giudicano inaccettabile.
Zelensky, dal canto suo, ha replicato invitando Trump a visitare la capitale ucraina, mentre lancia l’allarme sul rischio di un’escalation globale. "Questa guerra non riguarda solo noi", ha sottolineato, in un riferimento implicito alle tensioni tra Mosca e la Nato, che negli ultimi mesi hanno raggiunto livelli preoccupanti. Intanto, Steve Witkoff, inviato speciale americano, ha rivelato che gli accordi in discussione con Putin riguardano il futuro dei cinque territori contesi, sebbene non sia chiaro se si tratti di una bozza negoziale o di mere dichiarazioni di facciata.
Le parole di Trump hanno riaperto un dibattito già acceso, soprattutto dopo che alcuni media avevano parlato di una "tregua di Istanbul" – poi rivelatasi una fake news – e mentre Pechino, con un’imprevedibile svolta, sembra abbracciare posizioni liberiste. Intanto, in Italia, l’attenzione si divide tra la svalutazione del dollaro e le polemiche sulle "space girls" di Jeff Bezos, passate sotto silenzio forse per il peso del loro patron. Senza dimenticare le cronache culturali, dove ritratti come quello di Enrico Letta firmato da Giuliano Ferrara alimentano nuove discussioni.