Il Kappa FuturFestival, il festival che Torino non sa vedere

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Redazione Cultura e Spettacolo Redazione Cultura e Spettacolo   -   Mentre l’amministrazione torinese si affanna a celebrare eventi minori – dall’ennesimo concerto jazz in via Barbaroux alle inaugurazioni di panchine – c’è un festival che, senza bisogno di proclami, trasforma la città in un polo d’attrazione globale. Parliamo del Kappa FuturFestival, che anche quest’anno ha invaso Parco Dora, ridando vita a un’ex area industriale spesso dimenticata. Un fenomeno che, nonostante i numeri e la risonanza internazionale, sembra sfuggire alle logiche della politica locale.

La prima giornata dell’edizione 2025 ha confermato la formula vincente: decine di migliaia di persone, provenienti da tutta Europa, hanno affollato i sei palchi allestiti nell’Area Vitali, sfidando un sole cocente e temperature che sfioravano i 35 gradi. Nonostante il caldo e i prezzi proibitivi – l’acqua a 12 euro la bottiglia – la folla ha ballato senza sosta per oltre dodici ore, immersa in un mix di musica elettronica, look stravaganti e quell’energia che solo un evento di questa portata sa generare.

Quello che colpisce, osservando la folla, è la diversità generazionale: dai ventenni ai cinquantenni, tutti uniti dalla stessa passione. Un contrasto netto con l’omologazione imposta dai social network, dove l’apparenza spesso prevale sull’esperienza reale. «I brillantini regalano un tocco di luminosità», racconta Lisa, 21 anni di Aglié, mentre si sistema una mano di glitter sul viso. Un dettaglio apparentemente futile, che però sintetizza lo spirito del festival: libertà, espressione e condivisione.

Eppure, nonostante la sua capacità di attrarre turismo e rivitalizzare zone periferiche, il Kappa FuturFestival sembra assente dal dibattito pubblico cittadino. Nessun riconoscimento ufficiale, nessuna menzione tra le eccellenze torinesi, come se l’evento – che pure genera un indotto milionario – fosse relegato a fenomeno di nicchia. Una miopia istituzionale che stride con la realtà: mentre altrove simili manifestazioni vengono promosse come volani economici, a Torino si preferisce ignorarne il potenziale.