Usa-Iran, il secondo round sul nucleare slitta da Roma a Muscat. Tajani: «Pronti a ospitare, ma si riparte dall’Oman»





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La trattativa tra Stati Uniti e Iran sul controverso programma nucleare di Teheran, dopo un iniziale annuncio che vedeva Roma come sede del secondo round di colloqui, tornerà invece in Oman. Lo ha confermato l’agenzia di stampa iraniana Irna, citando il portavoce del Ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei, secondo il quale l’incontro si terrà sabato 20 aprile a Muscat, replicando lo schema del primo faccia a faccia svoltosi nella capitale omanita pochi giorni fa. Una retromarcia che arriva poche ore dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, il quale aveva espresso la disponibilità dell’Italia ad accogliere i negoziati.
«Abbiamo ricevuto la richiesta dalle parti interessate e dall’Oman, che funge da mediatore, e abbiamo dato una risposta positiva», aveva detto Tajani, sottolineando come Roma sia «pronta ad accogliere incontri che possano portare risultati positivi». Un’apertura che sembrava aver convinto sia Washington sia Teheran, almeno fino alla notte, quando fonti vicine ai negoziati hanno fatto marcia indietro, optando per la continuità con il precedente format. L’Oman, del resto, vanta una tradizione diplomatica consolidata nel mediare tra i due paesi, spesso ai ferri corti, e potrebbe aver esercitato pressioni per mantenere il controllo del dialogo.
Il programma nucleare iraniano, al centro di tensioni da anni, è tornato nell’agenda internazionale dopo l’uscita degli Usa dall’accordo del 2015 sotto l’amministrazione Trump e i successivi tentativi di riavvicinamento, finora infruttuosi. Sebbene Teheran abbia sempre negato di voler sviluppare armi atomiche, i rapporti dell’Aiea e le sanzioni occidentali testimoniano il persistere di dubbi sulla natura delle sue attività. I colloqui in Oman, dunque, rappresentano un banco di prova delicato, anche se le aspettative restano basse, dati i precedenti fallimenti.