Omicidio Ilaria Sula, tracce di sangue in ogni stanza: la scena del crimine e le contraddizioni

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Roma, 13 aprile – Il quadro che emerge dai verbali della scientifica, visionati da LaPresse, è quello di un appartamento trasformato in una scena del crimine meticolosamente ripulita, ma ancora segnata dalle tracce ematiche di Ilaria Sula, la 22enne uccisa con tre coltellate alla giugulare nella casa di via Homs 8. Nonostante i tentativi di cancellare ogni prova, schizzi e macchie di sangue sono stati rilevati in ogni stanza: sui muri del corridoio, nei lavandini, persino su scatoloni ammassati sopra gli armadi. Un dettaglio, quest’ultimo, che suggerisce una pulizia frettolosa, incapace di eliminare del tutto le prove di un delitto che, secondo gli investigatori, potrebbe risalire alla sera del 25 marzo, anziché alla mattina del 26 come dichiarato da Mark Antony Samson, l’ex fidanzato confessatosi colpevole.

La dinamica raccontata dal 23enne – che ha ammesso di aver fatto sesso con la vittima prima di ucciderla «dopo colazione» – entra in collisione con i reperti forensi. Le tracce sul muro del corridoio, alte circa un metro da terra e lunghe una quindicina di centimetri, farebbero pensare a un tentativo di fuga da parte di Ilaria, forse già ferita. Se confermato, questo elemento ridisegnerebbe il ruolo della madre di Samson, Nors Manlapaz, la quale ha sostenuto di essersi accorta dell’omicidio solo al risveglio, trovando due tazze di caffè e sentendo una discussione prima di scoprire il corpo. «Ho visto la ragazza morta e sono svenuta», ha dichiarato, aggiungendo di aver aiutato il figlio a pulire il sangue.