I tentacoli del gioco illegale anche in Basilicata: 7 lucani arrestati

La Siritide INTERNO

Dalla Romania, un potentino avrebbe gestito il supporto ai giocatori con un team che si sarebbe occupato di risolvere i problemi tecnici.

Sono coinvolti anche sette lucani nel blitz dei carabinieri contro il gioco illegale.

Ma non mancano i lucani coinvolti che avrebbero avuto incarichi di natura contabile e organizzativa.

C’è anche un uomo arrestato di recente dalla DDA di Potenza durante un’operazione contro il clan Martorano e una donna, sempre di Potenza, indagata per ricettazione

In tutto, 33 le misure cautelari disposte. (La Siritide)

Se ne è parlato anche su altre testate

“Palermo rappresenta un territorio molto ricco dal punto di vista delle occasioni per praticare sport: dalle attività acquatiche a quelle più legate all’outdoor, il contesto naturale offre molteplici scenari. (Sicilia Economia)

Per i Carabinieri e la Procura di Salerno, le 33 persone arrestate in totale si occupavano di denaro sporco – più di 5 milioni di euro in due anni – riciclato attraverso un complesso sistema di scommesse, soprattutto quelle sportive e del gioco d’azzardo. (Tempo Stretto)

Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra). Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra). Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra). (Cronache TV)

La cattura delle persone fuori dal territorio Nazionale è stata eseguita con il supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, della Direzione Centrale Polizia Criminale - Ufficio esperto per la sicurezza in Romania, attraverso scambio info-operativo che ha coinvolto altresì il collaterale Romeno nella fase di localizzazione e cattura all'estero Scritto da (Redazione Costa d'Amalfi), martedì 11 gennaio 2022 15:26:06. (Il Portico News)

Contestualmente sono stati messi sotto sequestro preventivo, su richiesta dell'autorità giudiziaria, anche undici siti web e due società - la Europartner e la cooperativa Iocosa Ludum, entrambe con sede legale a Mercato San Severino (Salerno) - e tre milioni di euro, ritenuto provento delle attività illecite, riconducibili a Luigi Giuseppe Cirillo, figlio del defunto boss calabrese di Sibari, e ad altre persone ritenute dagli investigatori suoi prestanome (Ansa)

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