Frenata Usa, allo studio solo dazi mirati
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«Trump prepara un mezzo dietrofront sui dazi». Le indiscrezioni rilanciate dal Washington Post ieri mattina hanno rapidamente fatto il giro del mondo delineando per l'export mondiale uno scenario più leggero di quello minacciato dal tycoon in campagna elettorale. Ma nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il prossimo presidente degli Stati Uniti, in carica dal 20 gennaio, ha subito smentito l'ipotesi tacciandola per la solita «fake news«. (il Giornale)
Se ne è parlato anche su altri media
– Il presidente eletto Donald Trump sta valutando di dichiarare un’emergenza economica nazionale per implementare le sue politiche sui dazi e imporle su larga scala. New York, 08 gen. (Agenzia askanews)
È quanto riferisce la Cnn sulla base di informazioni raccolte da quattro fonti confidenziali. Questa scelta, secondo le fonti, rappresenterebbe un tentativo da parte di Trump di riequilibrare il commercio globale durante il suo secondo mandato. (Italia Oggi)
Che cosa significa? Il giornale è emblematico: The Donald avrebbe intenzione di applicare tariffe aggiuntive da applicare a tutti i Paesi ma solo per quanto riguarda le importazioni di prodotti relativi a settori critici per la sicurezza nazionale ed economica degli Stati Uniti. (il Giornale)
“Le discussioni attuali vertono sull’imposizione di tariffe solo su determinati settori considerati critici per la sicurezza nazionale o economica”, hanno detto al WP tre fonti. Il team del presidente eletto Donald Trump starebbe valutando tariffe che verrebbero applicate a tutti i paesi ma che coprirebbero solo i settori le cui importazioni sono considerate critiche. (Il Sole 24 ORE)
Intanto ieri Wall Street ha chiuso in calo e questa mattina anche i mercati asiatici sono risultati deboli. ( Il Sole 24 Ore Radiocor) Borse europeein cerca di direzione, con gli investitori che si interrogano sulla strategia da attuare per il 2025. (Il Sole 24 ORE)
Il quotidiano di Jeff Bezos ha riportato che il team di Trump crede che i dazi possano evitare un aumento dei prezzi, mentre la maggior parte degli economisti continuano a sostenere che sconvolgerebbero comunque il commercio globale e avrebbero gravi conseguenze per l'economia statunitense e per i consumatori. (ilmessaggero.it)