Femminicidio a Ischia, il compagno uccise Marta soffocandola: le prove che hanno inchiodato l’uomo





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Marta Mariia Ohryzko, la 33enne ucraina il cui corpo senza vita fu rinvenuto il 13 luglio scorso ai piedi di un dirupo a Barano d’Ischia, non morì per un banale incidente, come inizialmente ipotizzato, ma fu strangolata dal compagno, Ilia Batrakov, 41enne russo già fermato pochi giorni dopo il ritrovamento per maltrattamenti in famiglia. Ora, a distanza di nove mesi, le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Ischia, coordinate dalla Procura di Napoli, hanno ricostruito una verità ben più agghiacciante: quella di un femminicidio premeditato, in cui l’uomo non si limitò a esercitare violenza, ma pianificò con lucidità l’omicidio, tentando poi di camuffarlo da tragica fatalità.
Le prove emerse nel corso delle indagini – tra cui messaggi disperati inviati dalla vittima, tracce biologiche e intercettazioni ambientali – hanno permesso di scardinare la versione fornita da Batrakov, che aveva inizialmente descritto la morte della compagna come il risultato di una caduta accidentale. In realtà, come accertato dagli investigatori della IV Sezione Indagini Tutela delle fasce deboli, Marta fu prima aggredita, poi soffocata e infine abbandonata nel dirupo di Vatoliere, dove il suo corpo venne ritrovato in posizione innaturale, a circa due metri d’altezza.
Particolarmente significativi si sono rivelati alcuni sms inviati dalla donna al compagno nei giorni precedenti l’omicidio, in cui implorava aiuto, scrivendo frasi come «Salvami», inequivocabile testimonianza di un clima di terrore domestico. A questi si sono aggiunte le perizie medico-legali, che hanno evidenziato sul corpo della vittima segni compatibili con strangolamento, oltre a lesioni riconducibili a maltrattamenti protratti nel tempo.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della procura, qualifica il reato come omicidio doloso pluriaggravato, sottolineando non solo la brutalità del gesto, ma anche il movente di dominio tipico dei femminicidi. Batrakov, che aveva cercato di depistare le indagini simulando preoccupazione dopo la scomparsa della compagna, dovrà ora rispondere di accuse ben più gravi rispetto ai iniziali maltrattamenti.