Orgosolo, domani i funerali di Graziano Mesina: minacce di morte al maresciallo dei carabinieri

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Un clima di tensione avvolge Orgosolo alla vigilia dei funerali di Graziano Mesina, l’ex latitante diventato simbolo del banditismo sardo, morto sabato a Milano dopo una vita trascorsa tra evasioni, sequestri e un’aura leggendaria che ne ha alimentato il mito. Nella notte, sulla facciata della chiesa campestre di San Marco, lungo la strada per Montes, sono apparse nuove scritte minatorie indirizzate al maresciallo dei carabinieri del paese, Mattia Chessa. Un episodio che riaccende i timori in un territorio dove la memoria delle faide e delle provocazioni è ancora viva.

Quella di Mesina è stata un’esistenza segnata da colpi di scena, come quando, nel 2004, ottenne la grazia firmata dal presidente Ciampi, suscitando polemiche e riportando sotto i riflettori la sua figura. «Gliel’ho data dalla parte del manico, per dire: mi fido di te», disse una volta rivolto all’allora presidente Francesco Cossiga, regalandogli una leppa, il tipico coltello sardo. Un gesto che, come molti altri nella sua vita, contribuì a costruire quell’immagine ambivalente di fuorilegge e personaggio carismatico.

Domani, il suo corpo tornerà a Orgosolo, dove i funerali si svolgeranno sotto stretta sorveglianza, mentre il paese si prepara a un evento che rischia di riaprire vecchie ferite. L’ultimo arresto di Mesina risale al dicembre 2021, quando i carabinieri del Ros lo trassero in arresto a Desulo. «Era la notte di San Graziano», ricordò il tenente colonnello Giorgio Mazzoli, comandante del reparto anticrimine di Cagliari. «Commentò in sardo: “Vuol dire che la buona stella non c’è più. Siete stati bravi”».