La banda delle spie e i dossier segreti

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INTERNO

Milano — Lo chiamano "Max", ha 52 anni e lavora come investigatore privato. Collabora con l'agenzia di spionaggio Equalize, il cui compito principale è stilare dossier. Secondo i pubblici ministeri, Max era pienamente a conoscenza delle attività del gruppo, tanto da essere considerato uno dei protagonisti. Attualmente si trova agli arresti domiciliari. Ieri mattina, al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano, attendeva in silenzio il suo turno per l'interrogatorio.

Nel frattempo, a Roma, il caso Equalize è finito davanti al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Mercoledì, il direttore dell'Aise, Giovanni Caravelli, e giovedì, il procuratore di Milano, Marcello Viola, sono stati convocati per chiarire i legami tra hacker e agenti segreti. Queste audizioni rappresentano solo l'inizio di una serie di incontri programmati per fare luce sui vari aspetti emersi dall'indagine di Milano sull'agenzia di investigazione.

Lo scandalo ha coinvolto anche figure politiche di alto profilo, tra cui il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e uno dei suoi figli, Geronimo. Durante una recente apparizione televisiva, La Russa ha espresso la sua indignazione per i dossier che riguardano la sua famiglia, definendo la situazione "disgustosa". Il caso ha sollevato numerosi interrogativi, soprattutto riguardo al dossier sulla famiglia La Russa. Tra le questioni più controverse, vi è la data del primo accesso al dossier, avvenuto il giorno successivo al presunto stupro di cui è accusato il figlio, un fatto che all'epoca non era ancora di dominio pubblico.

L'inchiesta della Dda di Milano continua a destare preoccupazioni e dubbi, mentre si cerca di comprendere chi abbia ordinato le ricerche e con quale scopo.