La lenta agonia della Belle Époque di Milano

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Today.it INTERNO

La lenta agonia della Belle Époque di Milano Beppe Sala (foto LaPresse) Ormai dieci anni fa, Milano aspettava l’Expo con aria incerta, guardinga. Si sentiva, da un lato, l’onda di un tempo nuovo, che aveva iniziato a portare in città energie e capitali freschi, attraendo fondi e cittadini con le loro rendite personali, le energie di quando ci si vuole provare, e le eredità familiari. Ma dall’altro, l’aria nuova portava in dote vecchi dubbi: riuscirà la città a farsi trovare pronta, avendo già accumulato, come da italica tradizione, ritardi, scandali e scandaletti, un avvicendarsi di uomini soli al comando che aveva trovato pace solo, infine, con la nomina di Beppe Sala, l’ex braccio destro di Tronchetti Provera, l’ex city manager di Letizia Moratti, non proprio un curriculum di sinistra? E questo oggetto strano che era Expo avrebbe lasciato qualche segno più duraturo dei sei mesi di una fiera collocata in una Milano così remota, nella percezione dei residenti, da non sembrare nemmeno la stessa città. (Today.it)

La notizia riportata su altri media

Milano ogni tanto fa ridere. E ogni tanto fa spavento. Appena ieri eravamo in piena apoteosi da acciaio e cemento: nuovi grattacieli, nuovi compound, nuovi boschi verticali. Inno dei costruttori: «Evviva la velocità dei cantieri!». (Vanity Fair Italia)

Intere famiglie che il più delle volte hanno fatto grandi sacrifici e acceso mutui importanti dopo anni e anni di lavoro, in una realtà dove il prezzo medio del mattone sale sempre di più: dai 3.700 euro al metro quadro del 2017, infatti, si è schizzati agli oltre 5.420 del 2025. (Fanpage.it)

Prima l’inchiesta per turbativa d’asta a carico di Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d’asta. Poi le dimissioni dell’assessore alla casa Guido Bardelli con la scia di polemiche sul Salva Milano (Vita)