La città sottotraccia del re degli scarcerati

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Ogni mattina, poco dopo le otto, Franco Bonura, noto costruttore e boss, usciva dalla portineria del suo elegante condominio di via Ausonia, a Palermo, e si infilava velocemente dentro un’utilitaria guidata dal fidato autista Michele Spataro. Bonura, che curava soprattutto gli affari nel settore dell’edilizia, non sospettava di essere pedinato e intercettato dagli investigatori della polizia. Parlava spesso di altri mandamenti, come quelli di Totò Riina e Messina Denaro, e si lamentava del fatto che "si sono ritirati tutti", riferendosi ai vecchi padrini e ai boss ‘riservati’ in libertà.
La strategia della sommersione, adottata da molti boss per sfuggire ai radar investigativi, non ha funzionato per tutti. Bonura, arrestato il giorno della cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, era preoccupato: «Vediamo se si tiene la carricata», disse all’autista, esprimendo timore per un possibile pentimento di Denaro. Bonura sapeva che molti segreti di Cosa nostra, soprattutto legati agli affari e alle ricchezze, erano ancora nascosti.
Le indagini hanno rivelato una serie di riservatissime riunioni, organizzate tra il 2021 e il 2023, anche grazie alla mediazione di Giuseppe Costa, detto «il postino», ex dipendente di un supermercato. Costa, 61 anni, dava il via agli incontri, che si svolgevano anche in luoghi insoliti, come il bagno di un supermercato. Francesco Bonura, tornato in libertà il 13 novembre 2020, cercava di riallacciare i rapporti con Girolamo Buscemi, capo della famiglia di Passo di Rigano, detto Mumminu. I due si sarebbero incontrati solo un anno più tardi, il 13 ottobre 2021.
Bonura, che continuava a curare i suoi affari nel settore dell’edilizia, cercava di far fruttare il suo tesoro ancora non sequestrato.