La Groenlandia e Trump: risorse strategiche e tensioni geopolitiche

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ESTERI

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, grande quattro volte la Francia ma coperto per l'80% da ghiacci, è al centro di un intricato gioco geopolitico. Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ha recentemente dichiarato che il controllo della Groenlandia è una "necessità assoluta" per la sicurezza nazionale e la libertà nel mondo. Questa affermazione ha suscitato reazioni immediate e inaspettate: la Danimarca ha deciso di rafforzare la propria presenza militare nell'Artico, inviando navi militari e droni di capacità elevata.

Le mire di Trump sulla Groenlandia sono motivate dalle presunte risorse minerarie dell'isola e dalla sua importanza strategica. La Groenlandia, infatti, è ricca di terre rare, minerali fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate, e la sua posizione geografica la rende un punto nevralgico per il controllo delle rotte marittime artiche. La Cina, che ha investito notevolmente nelle infrastrutture dell'isola, è vista come un concorrente diretto dagli Stati Uniti, che temono di perdere influenza in una regione di crescente importanza strategica.

La risposta della Groenlandia non si è fatta attendere: "Non saremo americani", hanno dichiarato le autorità locali, ribadendo la loro volontà di mantenere l'autonomia dall'influenza statunitense. La Danimarca, dal canto suo, ha inviato un chiaro segnale a Washington, rafforzando la propria presenza militare nell'Artico e dimostrando di non essere disposta a cedere il controllo dell'isola senza resistenza.

Nel frattempo, a Milano, la periferia Sud del capoluogo lombardo è teatro di episodi di cronaca nera. San Giuliano Milanese, cittadina dell'hinterland Sudest di Milano, è diventata il centro di attività criminali gestite da bande africane che spacciano droga, devastano auto e terrorizzano i residenti.