Quattromila tonnellate di rifiuti speciali tra Puglia, Calabria e Basilicata: nove arresti

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Un traffico illecito di rifiuti speciali, che ha visto coinvolte oltre quattromila tonnellate di materiali smaltiti illegalmente tra Puglia, Calabria e Basilicata, è stato smantellato dai carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e della Sicurezza Energetica di Napoli. L’operazione, condotta all’alba del 5 febbraio, ha portato all’esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Lecce su richiesta del pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Milto De Nozza. I rifiuti, provenienti principalmente dalla Campania, venivano stoccati in capannoni abbandonati e aree dismesse nelle province di Taranto, Matera e Cosenza, per poi essere spesso dati alle fiamme, con conseguenze devastanti per l’ambiente e la qualità dell’aria.

L’inchiesta, che ha coinvolto anche i nuclei operativi ecologici di Lecce, Bari e Napoli, ha svelato un sistema criminale ben organizzato, con un giro d’affari stimato attorno al milione di euro. I rifiuti industriali, invece di essere smaltiti secondo le normative vigenti, venivano trasportati in regioni limitrofe e abbandonati in terreni agricoli o strutture dismesse, spesso bruciati per eliminare le tracce. Le indagini, partite da segnalazioni e controlli mirati, hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 43 persone, tra cui le nove arrestate, accusate di associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, impedimento ai controlli e gestione illecita di materiali pericolosi.

Le province maggiormente coinvolte sono quelle di Taranto, Matera, Cosenza e Avellino, dove i rifiuti venivano depositati in aree rurali o industriali, lontano da occhi indiscreti. I roghi tossici, utilizzati per cancellare le prove, hanno rilasciato sostanze inquinanti nell’atmosfera, aggravando un quadro ambientale già compromesso. L’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Dda, ha evidenziato come il fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti sia ancora radicato in diverse regioni italiane, con ramificazioni che coinvolgono imprese e soggetti privati.

Tra i reati contestati, spiccano l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e la gestione non autorizzata di materiali pericolosi. Le indagini, partite da un’attenta analisi dei flussi di rifiuti tra Campania, Puglia e Basilicata, hanno permesso di ricostruire una rete criminale che operava su scala interregionale, sfruttando la fragilità del territorio e la carenza di controlli. I nove arresti rappresentano solo una parte di un sistema più ampio, che continua a essere monitorato dalle forze dell’ordine.