Olio di oliva, giro d’affari in aumento per i produttori italiani
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Nel 2024, il giro d’affari dei principali produttori italiani di olio d’oliva dovrebbe segnare un +9,5% (con punte del 10,4% nelle vendite nazionali). Il trend positivo riguarderà anche l’export, con un +6,8% a valore. Le stime del Consiglio oleicolo internazionale (Coi), pubblicate da A&F de la Repubblica, dicono poi che a livello globale nell’annata 2023-2024 si raggiungeranno 2,4 milioni di tonnellate, con un calo del 6,3% rispetto al 2022-2023 e il conseguente aumento delle quotazioni. (Olivo News)
Se ne è parlato anche su altri giornali
In Italia, dove si conferma che le giacenze arriveranno a zero entro la fine di settembre, i listini dell'olio extravergine di oliva delle principali piazze sono immobili, con la sola eccezione del lieve aumento (+1,1% a 9,05 euro/kg) a Foggia al 29 agosto 2024 secondo IsmeaMercati. (Teatro Naturale)
Aspettando la Sicilia, a sorpresa è nelle Marche che si è messo in moto il primo frantoio d’Italia per la nuova campagna olearia. Accade a Jesi, città dove per altro risiede il quartier generale della Pieralisi, leader mondiale nella produzione delle macchine olearie. (Olivo News)
Diventa essenziale analizzare l’impatto del prezzo dell’olio extra vergine sulle tendenze d’acquisto dei consumatori e comprendere come essi percepiscono questo prodotto. (Olivo News)
Dall’analisi di Mediobanca emergono dati interessanti sul mercato italiano: per il 2024 si prevede un +9,5% delle vendite e un +6,8% dell’export. Sul fronte produttivo, domina la Puglia con il 59,3% del totale (Food)
A rivelarlo è una recente indagine di Compare the Market AU, riportata da “La Repubblica”, che classifica l’Italia come il secondo miglior Paese al mondo nel comparto dell’olio, dietro la Spagna e davanti a Grecia, Turchia e Albania. (Siena News)
A metterlo in rilievo è stato un report dell’Area Studi Mediobanca che ha fotografato questa realtà e, di conseguenza, la contraddizione di cui sopra. L’olio è un pilastro della dieta mediterranea, ma contribuisce negativamente al saldo della nostra bilancia commerciale perché, purtroppo, importiamo molto di più quanto esportiamo. (Corriere della Sera)