Condannata per lancio della bici dai Murazzi, Sara Cherici: "Devo pagare il silenzio, ma non merito 16 anni"
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Sara Cherici è stata condannata a 16 anni di carcere per non aver denunciato o fermato gli amici che due anni fa lanciarono una bicicletta dai Murazzi a Torino, provocando danni permanenti al giovane Mauro Glorioso, rimasto in sedia a rotelle. "So che devo pagare per il mio silenzio, ma io quella bici non l'ho neanche toccata. Non merito 16 anni". (Fanpage.it)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Sua figlia, Sara Cherici, è nella propria stanza e parla al telefono: «Sta sempre di là e piange. Questa storia l’ha costretta a crescere, ma è poco più di una bambina che deve affrontare una realtà più grande di lei». (Corriere della Sera)
Parla per la prima volta in televisione Sara Chierici, la ventenne condannata a 16 anni di carcere per aver coperto il lancio della bici sui Murazzi di Torino che ha causato lesioni irreversibili allo studente Mauro Glorioso, da allora ridotto in sedia a rotelle. (Open)
Non siamo solo i nostri gesti e le nostre parole ma anche le cose che non facciamo, i discorsi mai pronunciati per paura o indifferenza. Ci sono le colpe, le opere brutte, i delitti commessi in prima persona, ma non è meno grave evitare che vengano compiuti, o almeno provarci. (Avvenire)
«Sara Cherici sa perfettamente che la lettera ci è stata recapitata ed è stata ampiamente commentata dai nostri legali quando si è trattato di formulare parere negativo all’istanza di giustizia riparativa». (Corriere della Sera)
E mai preannunciata. Non mi fa pena Sara Cherici. (La Stampa)
Chiedo scusa da un punto di vista umano, anche se non ho mai toccato quella bicicletta. Pensare che un ragazzo non potrà mai più riprendere in mano la sua vita è qualcosa di inaccettabile». Così Sara, ventenne condannata a 16 anni per il lancio della bicicletta ai Murazzi di Torino, che ha provocato lesioni irreversibili allo studente Mauro Glorioso, costringendolo a vivere su una sedia a rotelle, si è espressa durante un’intervista a Le Iene su Italia 1. (StatoQuotidiano.it)