In "2073" c'è un mondo "post atomico" in cui i cattivi sono solo quelli di destra

In 2073 c'è un mondo post atomico in cui i cattivi sono solo quelli di destra
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Forse era meglio che il regista inglese Asif Kapadia continuasse a realizzare i suoi documentari classici su singoli grandi personaggi come i precedenti Senna, Amy e Diego Maradona invece di lanciarsi in lavori a tesi e molto manipolatori. 2073 è ambientato in un futuro dispotico in cui Samantha Morton interpreta una donna che vive nei sotterranei di una città nel 2073 37 anni dopo l'«Evento», recita un cartello in un mondo postatomico controllato dalla polizia con droni e telecamere. (il Giornale)

Ne parlano anche altri giornali

«Ho iniziato a pensare a 2073 durante il lockdown; mi chiesi: cosa penso di ciò che accade? Cosa posso fare?». Asif Kapadia, regista premio Oscar (per il doc Amy), ripercorre la genesi del film che presenta fuori concorso a Venezia, un documentario ibridato con una storia sci-fi, che prefigura un futuro allarmante per l’umanità. (Elle)

Mostra di Venezia (MYmovies.it)

“Spero che qualcuno trovi questo messaggio. È troppo tardi per me. Spero non lo sia per voi”. Ci sono incendi, alluvioni, coprifuochi, violenze della polizia sui civili. Sono squarci del presente già proiettati verso il futuro dove il pianeta sembra abbandonato. (Sentieri Selvaggi)

2073, il trailer del documentario di Asif Kapadia presentato fuori concorso a Venezia 2024

Una cosa va riconosciuta a 2073. Che lo si prenda come fantascienza o come documentario, la sua natura cinematografica eccede e sconfina nell'altro ambito. È quindi un film interessante per come illumina la parentela fra questi due mondi: il cinema che vuole raccontare il reale e quello che partendo dalla realtà si avventura poeticamente a ipotizzarne gli sviluppi. (BadTaste)

Asif Kapadia è noto soprattutto per il suo lavoro nei documentari biografici, tra cui "Diego Maradona", "Senna" e, soprattutto, "Amy". (Movieplayer)