Terremoto ai Campi Flegrei: il piano di emergenza e le zone a rischio

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Stanotte, una scossa di magnitudo 4.4 ha scosso i Campi Flegrei, riaccendendo timori e interrogativi in una popolazione già da anni alle prese con il fenomeno del bradisismo. L’evento, che non rappresenta un caso isolato, ha riportato alla luce la fragilità di un’area vulcanica attiva da 80mila anni, caratterizzata da circa 40 centri eruttivi e da un sollevamento del suolo che, negli ultimi giorni, è passato da 1 a 3 centimetri al mese. Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha sottolineato come questa accelerazione abbia provocato una recrudescenza della sismicità, rendendo il quinto terremoto di magnitudo superiore a 4 degli ultimi due anni un campanello d’allarme difficile da ignorare.

Il cosiddetto “Piano speditivo di emergenza”, previsto dall’articolo 4 del decreto-legge 140 del 12 ottobre 2023, è stato elaborato per far fronte a scenari di crisi legati proprio al bradisismo, piuttosto che a un’eruzione. Il Dipartimento della Protezione Civile, in collaborazione con la Regione Campania, la Prefettura di Napoli e le amministrazioni locali, ha individuato due aree di intervento: una più ampia e una ristretta. Quest’ultima comprende i Comuni di Bacoli, Giugliano, Monte di Procida, la parte occidentale di Napoli, Pozzuoli e Quarto, estendendosi anche in mare, nel Golfo di Pozzuoli.

Il bradisismo, fenomeno che causa l’innalzamento o l’abbassamento del suolo, è accompagnato da emissioni di gas, come l’anidride carbonica (CO2), e da sciami sismici che, sebbene per lo più di lieve entità, si susseguono in modo incessante. Questo stillicidio di scosse, unito alla progressiva deformazione del terreno, rappresenta una sfida costante per chi vive nell’area, costretto a convivere con un vulcano attivo che, come ha ricordato Doglioni, “non possiamo governare”.

Il Piano di emergenza, tuttavia, non si limita a delineare le zone a rischio, ma stabilisce anche le procedure da seguire in caso di eventi più gravi. La domanda che molti si pongono è se la popolazione sia effettivamente preparata a reagire in modo tempestivo. La risposta, almeno per ora, rimane incerta. Quello che è certo è che il terremoto di stanotte ha riacceso i riflettori su un’area che, nonostante i progressi scientifici e le misure adottate, continua a rappresentare un enigma geologico e una potenziale minaccia per migliaia di persone.