Cina annuncia dazi zero, zone franche per le imprese straniere: la risposta a Trump
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Gli Usa chiudono, la Cina apre: se Donald Trump impone dazi commerciali per "rendere nuovamente grande l'America", Xi Jinping punta sulle Ftz (Free Trade Zones) senza dazi per attirare capitali stranieri. Uno dei simboli di tale apertura è Lingang, una nuova zona franca vicino Shanghai, come simbolo della sua apertura economica: zero dazi, incentivi fiscali per gli investimenti stranieri, semplificazioni doganali e hub industriale high-tech (QuiFinanza)
La notizia riportata su altri giornali
Le porte della Cina sono più che aperte a investitori e imprese. Ai dazi e al protezionismo statunitense, Pechino vuole rispondere ergendosi a leader di una globalizzazione meno “solida” di un tempo. E quindi prova a convincere il suo vicinato, ma anche i paesi europei e i delusi dagli Stati Uniti, a rafforzare i rispettivi legami economici. (Startmag)
Politici, opinionisti, giornalisti tutti con un amore per Pechino strabordante che è esploso nelle ultime settimane. La decisione di Donald Trump di introdurre i dazi ha fatto venire allo scoperto il partito cinese in Italia ed Europa. (il Giornale)
A Lingang Musk ha trovato la culla per far crescere la sua creatura elettrica a zero dazi, oggi la gigafactory delle EV di Elon è il fiore all’occhiello della Nuova Free Trade Zone, dove fu piazzata la prima pietra, nel 2018, come dimostrano le immagini che mostrano un giovane Musk mentre firma il protocollo di intesa con le autorità locali. (Il Sole 24 ORE)

Il presidente americano ha lanciato l’ennesimo avvertimento: "Non permetteremo alla Cina di continuare a distruggere la nostra industria". Ma a Bruxelles, e in certe ambienti progressisti italiani, non è l’arroganza cinese a preoccupare, bensì la (Secolo d'Italia)
Il diplomatico cinese parla, in un'intervista a Tribuna economica, dei rapporti tra il nostro paese e la Repubblica Popolare cinese (lapresse.it)
Ricordate le visite «a carattere strettamente personale» a casa dell’ambasciatore cinese che Beppe Grillo effettuava alcuni anni fa, quando era ancora Garante con pieni poteri del Movimento? E la sottoscrizione degli accordi per la Nuova Via della Seta, da parte di Giuseppe Conte, nel 2019? Solo pochi giorni or sono l’ex premier, ospite di Andrea Pancani a Coffee Break, La7, aveva rivendicato: «Meloni ha strappato la Via della Seta per compiacere Washington». (Il Riformista)