Meloni e l'obiettivo del bis al governo. In gioco anche la legge elettorale

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Corriere della Sera INTERNO

Silvio Berlusconi contava tutto: il numero dei processi a suo carico, il numero dei milioni di voti presi nelle elezioni affrontate, ma soprattutto era orgoglioso del numero dei giorni a Palazzo Chigi, presidente del Consiglio in carica: quando superò Andreotti e De Gasperi, e si piazzò al primo posto nella storia della Repubblica, con più di 3.300 puntini nel suo personale calendario, fece un segno dei suoi, con l’evidenziatore arancione, nel foglio che il suo staff gli mise sul tavolo. (Corriere della Sera)

Se ne è parlato anche su altri giornali

È rimasto spiazzato il centrosinistra di fronte alla proposta di modifica di legge elettorale che vorrebbe introdurre la coalizione meloniana. Tanti i malumori di fronte alla mossa dello stato maggiore del governo – lato Meloni – che ha scoperto le carte sulle regole del gioco in vista delle politiche del 2027: proporzionale con premio di maggioranza, soglia di accesso al 40% per accedervi, eliminazione dei collegi uninominali, e indicazione del candidato premier sulla scheda. (Il Quotidiano del Sud)

Daro Parrini, vicepresidente dem della commissioe Afri costituzionali del Senato, è scettico sull’ide aid nuova legge elettorale che filtra in questi giornid a FdI, spiega che è ingannevole definire “proporzionale” una legge che con il premio di maggioranza può arrivare a produrre fino a 15 punti percentuali di distorsione nella traduzione dei voti in seggi» e che «bisogna reintrodurre le preferenze e farlo in modo pieno e sensato». (Il Dubbio)

A volte riuscendoci (Silvio Berlusconi con il Porcellum che cancellò il Mattarellum) a volte no (Matteo Renzi con l’Italicum prima, bocciato dalla Corte costituzionale, e con il proporzionale con sbarramento al 5% poi, affossato nel segreto dell’urna alla Camera). (Il Sole 24 ORE)

I Fratelli colonnelli nicchiano, minimizzano, “ma no, nessuno piano elettorale”, meno che mai “un premio fisso al 55% se hai raggiunto il 40%”, figurarsi, “troppo presto”. Bocche cucite per il capogruppo Malan al Senato, per il responsabile del partito Donzelli. (Il Quotidiano del Sud)

Giorgia Meloni, dal suo punto di vista, ha due buone ragioni per voler cambiare l’attuale legge elettorale che è un mix di proporzionale e collegi maggioritari: riuscirebbe nello stesso tempo a limitare le truppe parlamentari di Lega e Fdi (lasciando loro solo i seggi che corrispondono ai loro voti, mentre ora ne hanno di più); e riuscirebbe a evitare che nel centrosud il centrosinistra recuperi 30-35 seggi che nel 2022 le sono stati regalati dalle divisioni, a partire da quella tra Pd e M5S. (Il Manifesto)

La legge elettorale è da vent’anni la croce senza alcuna delizia della politica italiana. È anche il riflesso preciso dello stato paludoso dal quale il sistema politico non riesce a venire fuori. La premier sogna di prendersi il paese (L'Unità)