L’arresto di Khalil e le tensioni nelle università americane



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L’arresto di Mahmoud Khalil, attivista pro-Palestina ed ex studente della Columbia University, ha scatenato un’ondata di proteste e acceso un dibattito sulle libertà accademiche e le politiche migratorie negli Stati Uniti. Khalil, detentore di una regolare carta verde che gli consente di risiedere legalmente nel Paese, è stato fermato sabato scorso nella sua residenza universitaria dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice), per poi essere trasferito in un centro di detenzione in Louisiana. La sua avvocata, Amy Greer, ha confermato che l’udienza per la possibile deportazione è attualmente in corso, mentre la moglie di Khalil, cittadina americana incinta di otto mesi, attende notizie sul suo futuro.
Il caso di Khalil, che ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste pro-Palestina scoppiate alla Columbia University nell’aprile 2024, è diventato emblematico di un clima sempre più teso nelle università americane. Le sue attività, come quelle di altri studenti coinvolti in manifestazioni simili, sono state al centro di accuse di antisemitismo e sostegno al terrorismo da parte di alcuni esponenti politici. In particolare, l’ex presidente Donald Trump ha commentato l’arresto sui suoi social media, definendolo “il primo di molti” e promettendo di individuare, arrestare ed espellere tutti coloro che, secondo lui, simpatizzano con attività anti-americane o terroristiche. “Troveremo, arresteremo ed espelleremo questi simpatizzanti terroristi dal nostro Paese, per non farli mai più tornare”, ha scritto Trump, senza fornire ulteriori dettagli sulle prove a sostegno di queste affermazioni.
La reazione alle parole di Trump non si è fatta attendere. Molti studenti e docenti hanno espresso preoccupazione per quello che percepiscono come un attacco alla libertà di espressione e alla tradizione di attivismo che da sempre caratterizza il mondo accademico americano. La Virginia Commonwealth University di Richmond, ad esempio, ha una lunga storia di mobilitazioni studentesche, e molti temono che i tagli ai fondi universitari annunciati da Trump possano colpire proprio quegli atenei che permettono proteste e dibattiti, anche quando scomodi.
Intanto, la vicenda giudiziaria di Khalil continua a suscitare polemiche. La sua detenzione in Louisiana, lontano dalla famiglia e dai legami che ha costruito a New York, ha portato alcuni a chiedersi se il trattamento riservatogli sia proporzionato alle accuse mosse. Sebbene le autorità non abbiano ancora reso pubblici i dettagli specifici delle imputazioni, il caso sembra destinato a riaccendere il dibattito sulle politiche migratorie e sulla gestione delle proteste studentesche, in un contesto già segnato da divisioni profonde.