Omicidio di Fausto e Iaio, l’ex Nar Marione e la nuova inchiesta: “Mi fido dei giudici”





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Redazione Interno
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Quarantasette anni dopo, la storia nera dell’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, detto Iaio, torna al centro delle indagini. I due ragazzi, militanti del centro sociale Leoncavallo, furono uccisi a colpi di pistola la sera del 18 marzo 1978 in via Mancinelli, a Milano, in un agguato che rimase senza colpevoli. Le indagini, archiviate nel 2000 per mancanza di prove, vengono oggi riaperte dalla Procura, con il gip Maria Idria Gurgo di Castelmenardo che ha accolto la richiesta di riesaminare gli indizi.
Tra i nomi che tornano sotto la lente d’ingrandimento c’è quello di Mario Corsi, noto come Marione, ex esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) e figura di spicco dell’eversione neofascista romana. La sua biografia, che lo vede prima in fuga a Londra – allora rifugio di molti militanti di destra – e poi rientrato a Roma, si intreccia con quella di Massimo Carminati, già condannato per l’inchiesta Mondo di mezzo. Dopo gli anni della militanza armata, Marione aveva trovato una nuova vita come speaker radiofonico, voce storica della Curva Sud romanista, ma il suo passato torna ora a riaffiorare.
Gli investigatori ripartono dalla pista nera, quella che già all’epoca indicava negli ambienti dell’estremismo di destra i possibili mandanti dell’omicidio. Oltre a Corsi e Carminati, finiscono nel mirino degli inquirenti anche Claudio Bracci, altro nome legato al mondo dell’eversione. All’epoca, come emerse nelle indagini, sui tre pesavano indizi ritenuti “significativi” ma non sufficienti a sostenere un’accusa. Oggi, con l’evoluzione delle tecniche investigative e la possibilità di riesaminare reperti con metodologie più avanzate, si tenta di colmare quel vuoto probatorio che portò all’archiviazione.