Trattativa Stato-Mafia, depositate motivazioni della sentenza «Ipotizzare il concorso di eminenti personalità è ingeneroso»

MeridioNews - Edizione Sicilia INTERNO

La Corte d'assise d'appello di Palermo, lo scorso settembre era stata presieduta da Angelo Pellino

La sentenza d'appello del processo sulla trattativa Stato-mafia capovolge completamente il verdetto di primo grado dell'aprile 2018.

La corte d'assise d'appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha definito il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (MeridioNews - Edizione Sicilia)

Su altre fonti

Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. L'”improvvida iniziativa” della trattativa da parte dei carabinieri ci fu, fu “accettata da Riina” e fu portata avanti, aprendo un “canale di comunicazione” con la mafia. (Il Fatto Quotidiano)

Un superiore interesse spingeva ad essere alleati del proprio nemico per contrastare un nemico ancora più pericoloso” Le motivazioni sono state depositate in cancelleria ieri nel tardo pomeriggio. (Grandangolo Agrigento)

sotto il terribile ricatto della ripresa (o della prosecuzione) della stagione stragista che aveva insanguinato gli anni 1992 e 1993» In primo grado Dell'Utri era stato condannato a dodici anni, in appello i giudici lo hanno assolto dall'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato. (La Stampa)

“E’ assai più probabile, incrociando le varie fonti di datazione degli avvenimenti in oggetto, che Riina sia stato edotto dell’iniziativa dei carabinieri del R. - prosegue la corte - Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. (Giornale di Sicilia)

A scriverlo, nelle motivazioni della sentenza d’appello è il Presidente della Corte d’assise Angelo Pellino che non risparmia le critiche al collega di primo grado. La Corte d’assise d’appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso ha demolito la sentenza di primo grado del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (Secolo d'Italia)

Per i giudici non c’è la prova certa dell'”ultimo miglio” ovvero che abbia comunicato all’allora premier Silvio Berlusconi la minaccia mafiosa. Ma per “fini solidaristici” ovvero “la salvaguardia dell’incolumità della collettività nazionale e di tutela di un interesse generale – e fondamentale – dello Stato“. (Il Fatto Quotidiano)