Riforma della Giustizia: dove sbaglia il ministro Cartabia

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La riforma dovrà riguardare prima il processo penale, poi i metodi di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura e infine il processo civile.

Infatti, i giudici onorari, per mantenere bassa la loro retribuzione, vengono fatti lavorare chi uno, chi due, chi tre giorni alla settimana.

E sono proprio i giudici togati – influentissimi sulla politica – ad opporsi a questa soluzione per motivi di casta

La riforma delle riforme. (il mio giornale)

Su altri media

Le leggi delega per la riforma dei processi civili, penali e del Csm devono essere approvate entro il 31 dicembre, pena il blocco dell'intero pacchetto di risorse (TG La7)

Non c’è riforma del processo se non vengono fissati termini perentori alla durata delle indagini preliminari. Pur non fidandoci dello strillo di Travaglio («La svolta Cartabia è quella di Berlusconi») e del manifesto («Cartabia stravolge Bonafede»), qualche lampo di semaforo verde lo vediamo. (Il Riformista)

L’obiettivo è, in cinque anni, di accorciare del 40% i tempi dei processi civili e del 25% di quelli penali. È chiaro che quello della Guardasigilli è un appello alla coscienza nazionale dei partiti, ma l’ex presidente della Corte Costituzionale sa quanto la politica si sia divisa nei decenni scorsi sulla giustizia. (L'Eco di Bergamo)

Sono servite ben 48 ore ai grillini per decidere che no, la riforma penale che ha in mente la ministra della giustizia Marta Cartabia non va affatto bene. Per quanto riguarda il penale, l’Europa ci ha sempre chiesto un intervento in ottica anti-corruzione: lo abbiamo già realizzato, ricevendo peraltro ripetuti apprezzamenti”. (Il Dubbio)

Giustizia, le riforme nel dettaglio: sono le riforme della ministra Cartabia per ottenere il Recovery. Ma quali sono, nel dettaglio, le riforme su cui hanno lavorato la ministra Marta Cartabia e i suoi collaboratori? (QuiFinanza)

Come se non bastasse, a creare ulteriore caos ci si mette la Lega di Matteo Salvini che propone un referendum sulla riforma della giustizia. Come raccontato dal sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, “il referendum non danneggerà il processo di riforma: la democrazia diretta è sempre un plus, se esercitata nelle forme previste dalla Costituzione (LA NOTIZIA)