L’inflazione accelera, cambiano i prodotti nel “paniere”





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L’inflazione torna a salire, segnando un incremento mensile dello 0,6% a gennaio 2025, il più marcato dall’impennata legata alla crisi energetica del 2022. Secondo le stime preliminari dell’ISTAT, l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dell’1,5% su base annua, rispetto all’1,3% di dicembre 2024. Questo trend, come spiegato dall’Istituto di statistica, è dovuto principalmente all’esaurirsi delle spinte deflazionistiche dei prezzi energetici, che hanno lasciato spazio a una marcata accelerazione della componente regolamentata.
I settori più colpiti dal rincaro sono la ristorazione, i servizi ricettivi e l’istruzione, che segnano un aumento complessivo del 2,9%. Un dato che, seppur preliminare, riflette una dinamica già osservata negli ultimi mesi, con i costi dei servizi che continuano a crescere a ritmi sostenuti. L’UNC, l’Unione Nazionale Consumatori, ha calcolato che, a causa di questi aumenti, le famiglie italiane potrebbero trovarsi di fronte a una stangata media di 532 euro all’anno, un peso non indifferente per i bilanci domestici già messi a dura prova dalla crisi economica degli ultimi anni.
Il “paniere” dei prodotti e servizi monitorati dall’ISTAT, che riflette le abitudini di spesa degli italiani, ha subito modifiche significative. Cambiano non solo i prezzi, ma anche la composizione stessa del paniere, con l’introduzione di nuovi beni e servizi che rispecchiano l’evoluzione dei consumi. Questo adeguamento, se da un lato permette di avere un quadro più realistico dell’inflazione, dall’altro evidenzia come le dinamiche dei prezzi siano sempre più legate a settori che incidono direttamente sulla vita quotidiana delle persone.
L’aumento dei costi energetici, seppur in rallentamento rispetto ai picchi del 2022, continua a rappresentare un fattore determinante. La componente regolamentata, che include tariffe e servizi pubblici, ha registrato una crescita significativa, contribuendo in modo sostanziale all’accelerazione dell’inflazione. Un fenomeno che, se da un lato riflette il riequilibrarsi del mercato dopo anni di turbolenze, dall’altro rischia di pesare ulteriormente sulle fasce più vulnerabili della popolazione.
Mentre l’ISTAT continua a monitorare l’andamento dei prezzi, le stime preliminari lasciano poco spazio all’ottimismo. L’inflazione, seppur contenuta rispetto ai livelli record degli ultimi anni, mostra segnali di ripresa, con conseguenze che potrebbero estendersi a lungo termine. Senza contare che, in un contesto di incertezza economica globale, ogni variazione dei prezzi rischia di avere ripercussioni più ampie, influenzando non solo i consumi ma anche gli investimenti e la crescita complessiva del Paese.