Il Conclave. Voti trasversali e sì dei bergogliani moderati, gli italiani di nuovo sconfitti

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la Repubblica INTERNO

Città del Vaticano – È stato eletto l’uomo del consenso, il Papa che sa raccogliere e rilanciare l’eredità di Francesco rassicurando chi ne soffriva il carattere dirompente, il religioso dal temperamento riservato ma avvincente. È stato scelto un Pontefice noto per essere un gran lavoratore, un grande ascoltatore, uno abituato a lavorare in gruppo. Robert Francis Prevost è stato eletto al quarto scrutinio, come Benedetto XVI nel 2005, una votazione in meno di Francesco nel 2013, quattro in meno di Giovanni Paolo II nel 1978 (la Repubblica)

Ne parlano anche altre testate

Magari non lo dirà mai nessuno ma quando il cardinal Prevost, cioè Papa Leone XIV, si è affacciato dal loggione di San Pietro, tutto il Palazzo della politica italiana è rimasto con un palmo di naso. Non per avversità o per antipatia verso il nuovo Pontefice. (il Giornale)

Alla fine spiegano tutto l’espressione triste del candidato più accredito alla vigilia (Pietro Parolin) e quello sorridente del kingmaker Timothy Dolan, già grande elettore di Jorge Mario Bergoglio nel 2013 e convogliatore sul Vaticano delle ingenti offerte dei cattolici Usa. (La Stampa)

Già mentre i cardinali sono riuniti in Sistina c’è tutto un calendario di impegni che incombe e attende il nuovo Papa in uscita dalle urne del Conclave. E’ un’agenda fittissima di scadenze su cui il neo-eletto Pontefice sarà chiamato a pronunciarsi fin dai giorni immediatamente successivi l’ascesa al soglio di Pietro. (Il Sole 24 ORE)

“Parolin, cuore grande: sua figura ancora centrale. Malignità in Vaticano? Sì, ma non su di lui”

Lo dicevano esperti, analisti, e persino i siti di scommesse.Settant'anni compiuti a gennaio, Parolin era considerato un successore di Francesco "in linea" con la direzione presa da Bergoglio nell'amministrare la chiesa cattolica. (Esquire)

Parolin che al suo amico d'infanzia Roberto Ambrosi, oste a Marostica, aveva descritto il proprio «turbamento», come raccontato da Francesco Boezi sul Giornale. E al partito dei cardinali italiani. (il Giornale)

Don Piero, come lo chiamano amabilmente a Schiavon: entrato papa e uscito cardinale. E mentre si sprecano le congetture fra ipotesi di faide e sgambetti tutt’altro che suggeriti dallo Spirito Santo, c’è chi come Luca Sandonà, pur laico, l’aria delle imperiose stanze vaticane l’ha respirata per diverso tempo e qualche idea, in questi giorni che odorano di storia, se l’è potuta fare: “Sono arrivato in Università nell’autunno 2013 per sostituire Johann Spitzer – racconta Sandonà, professore incaricato dal 2013 al 2019 di materie economiche nel corso di laurea magistrale di dottrina sociale della Chiesa nell’istituto pastorale Redemptor hominis della Pontificia Università Lateranense – un docente argentino che rientrava in patria. (L'Eco Vicentino)