Cinema e censura, quando Catanzaro vietò film e riviste osè

Non solo cinema. Il supercensore Bartolomei non si occupò solo di cinema e riviste – come Playboy, Playman e pubblicazioni “per soli uomini” – , ma anche di spettacoli dal vivo.

La questione potrebbe romanticamente ricordare la scena cult di “Nuovo cinema paradiso” con i tagli dei baci nei film da parte del prete del paese, prima che il film fosse proiettato al pubblico, ma in realtà non si tratta di provvedimenti così lontani nel tempo, né di semplici tagli. (CatanzaroInforma)

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Ma la novità è che ora un dodicenne accompagnato da un genitore potrà vedere un film vietato ai 14 e un sedicenne uno vietato ai 18. Ma, rispetto al passato, avranno un'arma in meno: non è più possibile negare il nulla osta per la proiezione in pubblico di un film. (ilGiornale.it)

Questo l’annuncio del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. (Today.it)

La censura cinematografica che “consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti ”, non esiste più. Questa Direzione avrà il compito di “ verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori”, ma non di impedirne l’uscita nelle sale. (Sputnik Italia)

È possibile visitare la mostra dedicata alla censura cinematografica, realizzata dalla Cineteca Nazionale e dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, su cinecensura. La censura cinematografica è la possibilità, da parte dello Stato, di intervenire sulle opere cinematografiche, apportando modifiche oppure vietandone l’uscita. (Team World)

Nei decenni passati gli interventi della censura avvenivano addirittura in fase di sceneggiatura o di riprese Secondo Nicola Borrelli, direttore della Direzione generale, “saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l’opera cinematografica, alla commissione il compito di validare la congruità”. (Wired.it)

«Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». E così torna alla mente il processo e il rogo di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, il caso più eclatante di censura – correva l’anno 1972 – subita da una pellicola. (Rolling Stone Italia)