Mafia: l'ex senatore D'Alì condannato a sei anni per concorso esterno

La Repubblica INTERNO

Nel secondo processo d'Appello la procura generale aveva chiesto una condanna a 7 anni e 4 mesi.

Processo avviato dopo la sentenza della Cassazione che aveva annullato con rinvio la prima sentenza d'appello che nel settembre del 2016, assolse l'ex politico trapanese per le contestazioni successive al 1994 e applicò la prescrizione per i reati del periodo precedente.

Per i pm, l'ex senatore trapanese avrebbe avuto rapporti con le cosche e con esponenti di spicco dell'organizzazione come il superlatitante Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, fin dai primi anni '90, e avrebbe cercato l'appoggio elettorale delle "famiglie". (La Repubblica)

Su altri media

Video: Mafia, l'arrivo dell'emissario del clan Gambino: "E' venuto appositamente dall'America" (RepubblicaTV). (Notizie - MSN Italia)

Così la corte d’Appello di Palermo. Il verdetto al termine del secondo processo d’appello che si è celebrato a Palermo. (BlogSicilia.it)

Nelle prime due sentenze dopo quella data, i rapporti tra Cosa nostra e l'allora senatore non erano stati ritenuti provati. (Nuovo Sud)

Nella lista dei presunti falsi testi anche il pentito Giovanni Ingrasciotta e il prefetto Carlo Mosca deceduto però di recente. L'odierna condanna a sei anni dà quindi ragione all'accusa: «D'Alì con piena coscienza e volontà ha favorito Cosa nostra per più di 20 anni». (La Stampa)

D'Alì è accusato di avere "contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato" I giudici hanno dichiarato prescritti i reati del periodo precedente. (Adnkronos)

A settembre del 2016 era stato assolto l’ex politico per le contestazioni successive al 1994 e ha dichiarato prescritti i reati a lui contestati nel periodo antecedente a quella data D’Alì era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo d’appello bis celebrato dopo che la corte di cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della corte d’appello di Palermo (EcodiSicilia)