OpenAI al contrattacco di DeepSeek: “Ha rubato i nostri modelli”

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Si infiamma la sfida tra Stati Uniti e Cina per il primato nell’Intelligenza artificiale. Ieri OpenAI, campione tra i campioni a stelle e strisce, è passata al contrattacco di DeepSeek, la rivale cinese che ha lanciato delle IA altrettanto avanzate e a basso costo. Lo ha fatto accusando la società creata dal 39enne informatico Liang Wenfeng di aver addestrato i suoi modelli usando quelli di OpenAI, una violazione della proprietà intellettuale di cui la società americana sostiene di avere le prove. (la Repubblica)
La notizia riportata su altre testate
Una decisione che arriva dopo la comunicazione della società che ha dichiarato, contrariamente a … (Il Fatto Quotidiano)
Il modello linguistico DeepSeek-R1 è balzato agli onori della cronaca negli scorsi giorni, ma non tutte le notizie sono positive. Un'indagine recente ha, infatti, portato alla luce una grave falla di sicurezza che ha esposto pubblicamente due database contenenti informazioni altamente sensibili. (HWfiles)
La decisione è arrivata dopo che due giorni fa erano stati chiesti chiarimenti alla società cinese. Chiarimenti "insufficienti", stando a quanto scrive il Garante. (Il Giornale d'Italia)

DeepSeek, l'ultima intelligenza artificiale made in Cina, ha avuto una vita brevissima negli store digitali italiani: pochi giorni dopo il suo arrivo, il Garante per la protezione dei dati personali ha deciso di bloccarla, aprendo un'istruttoria. (ilmessaggero.it)
Il futuro dell’intelligenza artificiale potrebbe risiedere in un equilibrio tra le filosofie di ChatGPT e del chatbot cinese DeepSeek, mettendo insieme apertura e controllo, creatività e responsabilità. (L'HuffPost)
In mezzo a tutto questo clamore, mercoledì 29 gennaio un gruppo di ricercatori della società di sicurezza cloud Wiz ha pubblicato un rapporto da cui emerge che DeepSeek ha lasciato uno dei suoi database critici su internet, rendendo visibili a chiunque oltre un milione di informazioni sensibili, tra cui log di sistema, prompt degli utenti e addirittura i token di autenticazione delle Api. (WIRED Italia)