Merate piange Giuseppe Crippa, l’imprenditore che ha fatto crescere la Brianza

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
INTERNO

Redazione Interno Redazione Interno   -   La scomparsa di Giuseppe Crippa, novantenne fondatore di Technoprobe e presidente onorario della multinazionale leader nella microelettronica, ha lasciato un vuoto non solo nel mondo industriale, ma anche nel territorio di Merate, dove la sua figura è stata un punto di riferimento per decenni. Il sindaco Mattia Salvioni ha proclamato il lutto cittadino, ordinando l’esposizione delle bandiere a mezz’asta e la partecipazione di una delegazione comunale ai funerali in programma lunedì 7 luglio, «segno di gratitudine per un uomo che ha legato il suo nome allo sviluppo economico e sociale della città».

Nato da un’intuizione nata quasi per caso in un garage di via Leopardi, Technoprobe è diventata un’eccellenza globale, ma Crippa – come ricordano in molti – non ha mai perso di vista le radici brianzole. «Ho avuto l’onore di conoscerne gli inizi», ha sottolineato chi lo ha visto trasformare un’idea in un impero tecnologico, «e ciò che colpiva era la sua umiltà, pur davanti a un successo che pochi avrebbero immaginato». La stessa umiltà che lo ha portato a sostenere, in modo discreto, iniziative culturali e sociali, senza mai cercare i riflettori.

Il cordoglio di Confindustria Lecco e Sondrio, espresso a nome dell’intero consiglio di presidenza, ha messo in luce non solo il legame professionale con il figlio Roberto, oggi alla guida dell’azienda, ma anche i tratti personali di Crippa: «Riservato, generoso, attento al valore delle persone». Technoprobe, del resto, non è mai stata solo una fabbrica di chip, ma un motore di occupazione e coesione, capace di coniugare profitto e responsabilità verso il territorio.

Quella di Crippa è stata un’esistenza spesa tra innovazione e filantropia, due aspetti che – come dimostra la storia dell’imprenditore – non sono mai stati in contraddizione. Anzi. La sua capacità di «guardare lontano senza dimenticarsi da dove si viene» ha fatto sì che Merate, oggi, lo ricordi non solo come un capitano d’industria, ma come un cittadino che ha contribuito a migliorare, concretamente, la vita degli altri. Senza clamori, ma con risultati tangibili.