Un futuro incerto per l’automotive, tra stagnazione e nuovi equilibri





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L’industria dell’auto si trova a navigare in acque sempre più turbolente, segnate da una stagnazione destinata a protrarsi nel tempo e da profondi cambiamenti geopolitici che minano la stabilità dell’intero settore. È questa la fotografia scattata dall’ultimo rapporto congiunto di ANIASA e Bain & Company, intitolato “Navigare nella nebbia. Il futuro incerto dell’automotive”, che delinea un panorama complesso, caratterizzato da normative stringenti, tensioni internazionali e un mercato europeo in declino.
Se nei primi anni Duemila la crescita globale è stata trainata dall’Asia, con la Cina in prima fila, oggi le prospettive appaiono ben diverse. Tra il 2017 e il 2030, il gigante asiatico registrerà una crescita quasi nulla (+0,3%), mentre i mercati tradizionali – Europa, Nord America, Giappone e Corea – vedranno ridursi i propri volumi, con un calo dello 0,6% nel Vecchio Continente e dell’1,2% nell’area nipponica. «Non siamo di fronte a una crisi congiunturale», avverte Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company, sottolineando come i dazi imposti da Trump rappresentino solo una delle sfide da affrontare.
In Italia, intanto, le dinamiche di mercato riflettono una crescente prudenza da parte dei consumatori: calano gli acquisti di auto nuove, cresce il ricorso all’usato e l’elettrico fatica a decollare, nonostante il crollo del diesel. Un paradosso, se si considera che le emissioni medie di CO₂ rimangono più alte rispetto al 2015, segno che la transizione ecologica stenta a tradursi in risultati concreti.