Marco Rigoldi, un benefattore anonimo sostiene il missionario in fuga dal Congo
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Ieri l'Onu ha lanciato l'allarme per le violenze dilaganti nell'est del Congo: «Esecuzioni sommarie e stupri di gruppo». Nelle stesse ore Medici Senza Frontiere ha documentato la drammatica situazione nell'obitorio dell'ospedale di Kyeshero: «Al momento è stracolmo di cadaveri, la maggior parte non ancora identificati». Ma la testimonianza del missionario vicentino Marco Rigoldi, fuggito in Ruanda con la moglie Arielle Angelique Maweja al nono mese di gravidanza, accende un bagliore nel buio di tanta brutalità: «Un donatore anonimo, con un gesto straordinario, ha deciso di prendersi cura di noi in questo momento difficile, dimostrando che esiste ancora tanta speranza nel mondo e che la solidarietà tra le persone è viva». (ilgazzettino.it)
La notizia riportata su altri media
Dopo essere stati perquisiti, hanno recuperato le loro cose e attraversato il confine a piedi, entrando in Ruanda. Hanno deposto gli zaini a terra, svuotandoli affinché alcuni soldati ruandesi armati potessero ispezionarne il contenuto. (ilmessaggero.it)
Non trova sempre spazio nelle principali cartine geografiche, eppure è un importante hub minerario mondiale. È situata nella provincia meridionale di Lualaba. (Inside Over)
Quando a fine gennaio i ribelli del movimento congolese filo-Ruanda M23 hanno preso il controllo della città di Goma, nella regione nel nord Kivu all’estremo oriente del paese, ad arrendersi non sono stati soltanto i membri dell'esercito regolare di Kinshasa, ma anche una componente di mercenari europei impiegati nello stato africano appositamente per scongiurare l'avanzata delle truppe antigovernative. (Inside Over)
Il leader dell'M23, Bertrand Bisimwa, e Corneille Nangaa, capo della piattaforma politico-militare di cui l'M23 fa parte, vengono accolti e inneggiati dalla folla mentre dialogano con gli abitanti di Goma durante un'esercitazione di pulizia della citta', organizzata dal gruppo armato sostenuto dal Ruanda (Tiscali Notizie)
Il portavoce della rete è l’attivista per la pace John Mpaliza, ingegnere congolese che vive da molti anni in Italia e che già nel 2012 intraprendeva una marcia a piedi fino a Bruxelles, per chiedere l’embargo sulle armi e la fine della rapina delle risorse della Rdc, molte delle quali indispensabili per l’industria dell’hi-tech globale. (il manifesto)