Crediti CO2, Renault critica il sistema

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ECONOMIA

Nel panorama automobilistico europeo, il dibattito sui crediti di CO2 si fa sempre più acceso. Da un lato, Tesla, che potrebbe arrivare a monetizzare fino a un miliardo di euro nel 2025 grazie all'allocazione completa dei crediti sulle emissioni di CO2 maturati. Dall'altro, gruppi come Stellantis, Toyota e brand quali Subaru, Mazda e Ford, che beneficiano delle vendite a emissioni zero di Tesla per ridurre la propria impronta di CO2 dai volumi di vendita effettivi.

Il primo strumento per evitare le sanzioni previste dalle norme europee, per chi non rientrerà al di sotto dei 94 g/km di emissioni medie di CO2 con la propria flotta di nuove auto vendute nel 2025, è stato esercitato. Adolfo Urso, ministro delle Imprese, ha definito una follia il fatto che le case automobilistiche europee comprino crediti CO2 dall'estero, sottolineando la necessità di cambiare subito le regole del Green Deal europeo. Le case automobilistiche, per evitare le multe in vigore dal primo gennaio, si affrettano a comprare i crediti CO2 da case automobilistiche straniere, americane o cinesi, finanziandole indirettamente.

Elon Musk, con il suo sorriso, sembra salvare le case europee dai debiti. Tuttavia, con lo stop alle vetture termiche sempre più vicino e i Paesi europei schierati per il rinvio, sono in pochi a sorridere. Dal 2025 sono entrate in vigore le nuove normative che introducono le prime sanzioni per chi non rispetta il limite medio di CO2 per km di tutta la gamma in vendita. Le multe salate spaventano i grandi costruttori, già alle prese con un periodo di stagnazione, con le vendite che progressivamente si stanno riducendo in Europa.

L'Europa, con la normativa che dal 2035 imporrà lo stop ai motori a combustione interna diesel e benzina, sembra destinata a farsi male da sola.