The Donald travolge i tabù della destra: Kiev come Berlino, e il piano Usa che divide l’Ucraina


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L’ultimo tabù della destra mondiale, quello di un’Ucraina indivisibile, è stato infranto dall’onda trumpiana, e nessuna smentita potrà cancellare l’impressione che, negli incontri al Cremlino, si stia lavorando proprio a questo. Non è il primo caposaldo ideologico dei conservatori a essere travolto dal Made in Usa: pochi giorni fa, la provocatoria Kiss My Ass Day aveva già messo in discussione un altro punto fermo della narrazione politica. Ma stavolta la posta in gioco è più alta, perché a finire nel mirino è la stessa sopravvivenza dell’Ucraina come Stato unitario.
L’inviato americano Keith Kellogg, intervistato dal Times, ha parlato esplicitamente di una divisione del Paese «quasi come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale», prima di fare marcia indietro sostenendo di essere stato frainteso. Le sue parole, però, lasciano pochi dubbi: l’ipotesi sul tavolo prevede tre zone distinte, con Kiev costretta a rinunciare ai territori occupati dalla Russia. Una soluzione che Mosca ha già definito inaccettabile, mentre il ministro degli Esteri Lavrov è tornato a ribadire che qualsiasi negoziato dovrà passare attraverso il riconoscimento delle «nuove realtà territoriali».
Intanto, la guerra continua a mietere vittime. Un uomo di 27 anni è morto e altri due, di 30 e 49 anni, sono rimasti feriti nell’attacco di un drone russo al quartiere Dniprovsky di Kherson. Lo ha annunciato su Telegram Roman Mrotchko, capo dell’amministrazione militare dell’oblast, precisando che i feriti sono ricoverati ma non in pericolo di vita. Episodi come questi rendono ancora più difficile immaginare una pace negoziata, mentre le dichiarazioni di Kellogg – anche se ridimensionate – rischiano di indebolire ulteriormente la posizione di Kiev.