Passata di pomodoro, i produttori italiani accusano la Cina di concorrenza sleale. L’appello all’Ue: «Blocco delle importazioni o dazi»
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Usa e Regno Unito hanno messo al bando i prodotti che arrivano dalla provincia dello Xinjiang, dove le ong denunciano violazioni sistematiche dei diritti umani L’industria italiana del pomodoro accusa la Cina di concorrenza sleale e lancia un appello al governo italiano e all’Unione europea affinché si mettano a discutere della faccenda e trovino una soluzione. A riportare la notizia è il Financial Times, secondo cui in realtà l’industria italiana ha già avanzato le proprie richieste: bloccare le passate di pomodoro importate da Pechino oppure imporre dazi del 60% per pareggiare i maggiori costi cui devono far fronte le imprese europee rispetto ai concorrenti asiatici. (Open)
Ne parlano anche altri media
«Dovremmo fermare l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina o aggiungere una tassa del 60% in modo che il suo costo non sia così diverso da quello dei prodotti italiani». Mutti ha esortato l’Unione europea a «salvaguardare» gli agricoltori italiani dalla concorrenza «sleale» rappresentata dalla pasta di pomodoro economica prodotta nella regione dello Xinjiang e a ripristinare così la «dignità» del frutto rosso simbolo dell’Italia, attraverso divieti o, appunto, tariffe elevate sulle importazioni di prodotti cinesi. (Il Sole 24 ORE)
Secondo Mutti, infatti, questa sarebbe minacciata dalla concorrenza cinese. Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda italiana, ha lanciato un appello all’Unione Europea per difendere la “dignità” del pomodoro italiano. (QuiFinanza)
L’industria italiana del pomodoro apre il fronte della passata con la Cina. Le aziende chiedono all’Unione europea di bloccare le importazioni di passata dalla Cina, accusata di concorrenza sleale sui diritti dei lavoratori e sulla protezione dell’ambiente. (Corriere della Sera)
Ultim'ora news 25 ottobre ore 14 (Milano Finanza)
L'imprenditore ha esortato Bruxelles a proteggere gli agricoltori dalla concorrenza "sleale" rappresentata dalla pasta a basso costo prodotta nella regione cinese dello Xinjiang e a ripristinare la "dignità" del frutto rosso italiano (AGI - Agenzia Italia)
– “Su questa vicenda del pomodoro cinese, prodotto in aree come lo Xinjiang dove è palese la violazione dei diritti umani e c’è una scarsa se non nulla attenzione all’ambiente, non si capisce perché l’Unione Europea non si sia posta alcun problema a differenza di Stati Uniti e Gran Bretagna”. (Agenzia askanews)