La Germania di Merz e l’Europa alla prova: un inizio in salita tra rilancio e divisioni





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Redazione Esteri
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L’insediamento del nuovo governo federale tedesco guidato da Friedrich Merz, avvenuto in un clima di tensioni inedite, segna un passaggio cruciale non solo per Berlino ma per l’intera Unione Europea. Mai come oggi, del resto, l’Europa si trova a fronteggiare sfide tanto complesse: dall’aggressività della Russia, che continua a minacciare la stabilità continentale, alle incertezze dell’alleanza atlantica, fino alle ripercussioni del protezionismo globale e alla corsa contro il tempo per governare la transizione digitale e climatica.
Quello che doveva essere un passaggio di consegne formale si è trasformato in un primo, imbarazzante intoppo: la bocciatura di Merz alla prima votazione per la cancelleria, evento senza precedenti, ha rivelato le crepe nella coalizione che lo sostiene. «Non è certo stato un buon inizio», ammette l’eurodeputato socialdemocratico Tobias Cremer, pur sottolineando come la maggioranza abbia poi «immediatamente corretto il problema». Ma la fragilità di un esecutivo che conta su appena 12 voti di margine, come osserva il politologo Lorenzo Castellani della Luiss, rischia di compromettere l’ambiziosa agenda annunciata da Merz, già osteggiata dalle minoranze interne a Cdu-Csu e Spd.
Il voto contrario al Bundestag, al di là delle contingenze parlamentari, riflette una crisi più profonda: quella di un’Europa che fatica a trovare una direzione comune. Se è azzardato evocare analogie con la Repubblica di Weimar, è indubbio che lo stallo tedesco simboleggi il vuoto di leadership nel Vecchio Continente. Merz, che pure ha ribadito il suo impegno per «un’Europa unita contro Trump e Putin», dovrà affrontare non solo le divisioni interne ma anche il peso di un’eredità politica – quella degli ultimi trent’anni – mai davvero messa in discussione.