"Lo Stato trattò con Brusca, ma processa i carabinieri"

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In un primo caso un accordo tra lo Stato e un singolo collaboratore in virtù di una legge di trent’anni addietro apre le porte della prigione per lo stesso.

La scarcerazione di Giovanni Brusca avvenuta nei giorni scorsi ha suscitato più di una polemica dando luogo a diverse prese di posizione sull’attualità della legge sui collaboratori di giustizia.

Dall’altro, si processano alcuni esponenti delle istituzioni che avrebbero veicolato verso altri pezzi dello Stato le richieste dei boss al fine di pervenire ad un accordo tra lo Stato stesso (che alleggerì il carcere duro) e “Cosa Nostra” che non proseguì nel suo progetto stragista. (Live Sicilia)

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Infine - il 14 e il 20 luglio - è in programma l'arringa del collegio difensivo di Marcello Dell'Utri E ciò induce ulteriore violenza", motivando l'accusa, per gli imputati, di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato. (Rai News)

Un suo diritto, certo, ma ci si aspettava un contributo diverso” ha segnalato Fici nella propria requisitoria. All’udienza era presente il boss pentito Giovanni Brusca, che ha partecipato da uomo libero dopo la recente scarcerazione per fine pena (LA NOTIZIA)

Al dibattimento era imputato anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Partecipa al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia da una localita’ riservata Giovanni Brusca, ex boss passato tra i ranghi dei pentiti scarcerato per fine pena, tra le polemiche, la settimana scorsa, dopo 25 anni di detenzione. (Grandangolo Agrigento)

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AGGIORNAMENTO – Al termine della requisitoria la Procura generale di Palermo ha chiesto alla corte d’assise d’appello di confermare le condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (Livesicilia.it)

E da qui scende ammanettato Giovanni Brusca. È il 2013 e Giovanni Brusca piange di fronte alla corte d’Assise di Caltanissetta (L'Espresso)