Il vento della pace può soffiare da Gerusalemme? Sul Summit di pace dell’8 e 9 maggio

Il vento della pace può soffiare da Gerusalemme? Sul Summit di pace dell’8 e 9 maggio
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Il Manifesto ESTERI

“Coscienza”, in Occidente, è ormai solo il nome di una nave di volontari della Freedom Flotilla Coalition, che dal 2008 tenta di rompere l’assedio di Gaza. La nave che hanno affondato, al largo di Malta. Buio e silenzio in fondo al male: gli occhi di duecentodiciassette giornalisti spenti, forse ormai di più: anche loro nel silenzio della maggior parte dei colleghi europei. Se devo morire/tu devi vivere/per raccontare la mia storia, scriveva Refaat Alareer, docente di letteratura inglese, prima di essere assassinato insieme a gran parte della sua famiglia a Gaza City. (Il Manifesto)

La notizia riportata su altri giornali

«Come mettere fine all’intollerabile bagno di sangue a cui assistiamo? Tutto, in definitiva, si riduce a questa domanda. La risposta è sul tavolo da tempo. Non occorre inventare nulla di nuovo. Ci vogliono, però, leader che abbiano il coraggio e la lungimiranza di agire di conseguenza». (Avvenire)

Ecco perché lascia perplessi l’iniziativa che un nugolo di sigle – con l’adesione di “Sinistra per Israele” – annunciava per ieri e per oggi a Gerusalemme sotto l’insegna “Per fare la pace”. Manifestare in Israele per “la fine della guerra” è già un mezzo controsenso se si considera che Israele non combatte una guerra che ha cominciato, ma una guerra che ha subìto. (Il Riformista)

Quest’articolo è disponibile anche in: Inglese, Spagnolo People’s Peace Summit di Gerusalemme, 8 – 9 maggio (Pressenza - International Press Agency)

Medio Oriente, a Gerusalemme due giorni per la pace

60 associazioni arabe e israeliane riunite a Gerusalemme in un summit per dire ‘no’ alla guerra e proporre vie di riconciliazione. Ma nelle ultime 24 ore gli attacchi dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza hanno ucciso almeno 106 persone. (Tv2000)

Che inorridisce davanti alle continue stragi di civili e di bambini. Che si vergogna dei proclami sull’occupazione permanente di Gaza e la deportazione dei suoi abitanti. (Vatican News)

Ma di che pace stiamo parlando? Domanda che sorge spontanea in queste ore in cui ci prepariamo ad assistere con il fiato sospeso alla scomparsa della Palestina, alla definitiva resa dei conti su ogni possibile fronte, con l’annunciata (già da giorni in effetti) offensiva di terra nella Striscia di Gaza, la popolazione palestinese già stremata dal blocco degli aiuti e dalla fame dopo 18 mesi di guerra, che dovrebbe secondo i piani ammassarsi nell’ennesimo campo profughi a sud della striscia, alla mercé degli aiuti elargiti dall’IDF, per poi lasciarsi deportare chissà dove e da chi. (pressenza.com)