Guerra commerciale Usa-Ue: ripercussioni su mercati e made in Italy



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Gli ultimi giorni hanno segnato un’accelerazione negli sviluppi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, con ripercussioni immediate sui mercati internazionali. Dopo l’introduzione dei dazi statunitensi su acciaio e alluminio, entrati in vigore il 12 marzo, l’Ue ha risposto con contromisure che colpiscono beni americani per un valore di 26 miliardi di euro. Le nuove tariffe, che scatteranno a inizio aprile, potrebbero estendersi ulteriormente dal 13 dello stesso mese, alimentando una spirale di tensioni che rischia di destabilizzare ulteriormente gli equilibri economici globali.
Il piano di riarmo europeo, recentemente approvato dalla Commissione e sostenuto dal Parlamento Ue, si inserisce in un contesto già teso, dove la politica commerciale aggressiva di Washington sembra voler testare la coesione interna dell’Unione. Donald Trump, che ha definito la situazione una “battaglia finanziaria”, ha tentato di frammentare il fronte europeo, offrendo a singoli Paesi, tra cui l’Italia, la possibilità di negoziati separati. Tuttavia, almeno per il momento, la strategia del divide et impera non ha sortito l’effetto desiderato, lasciando intatta l’unità della risposta europea.
Le conseguenze per l’Italia, però, potrebbero essere significative. Il made in Italy, già sotto pressione a causa delle incertezze globali, rischia di pagare un prezzo elevato. Tra i settori più esposti figurano quelli legati all’export di prodotti di alta qualità, che potrebbero subire un contraccolpo diretto dalle nuove tariffe. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha sottolineato i rischi durante un question time alla Camera, evidenziando come la politica dei dazi statunitensi possa danneggiare non solo l’economia italiana ed europea, ma anche il commercio globale nel suo complesso.
Un aspetto spesso trascurato riguarda l’impatto sui settori energetici statunitensi. L’alta dipendenza degli Stati Uniti dall’estero per l’acciaio speciale, indispensabile per l’industria Oil&Gas, potrebbe tradursi in un aumento dei costi di produzione, ostacolando ulteriormente gli obiettivi di crescita e export fissati da Washington. Una situazione che, paradossalmente, rischia di trasformare i dazi in un autogol per l’amministrazione Trump.
Mentre i mercati reagiscono con nervosismo alle ultime mosse, gli analisti finanziari osservano con attenzione gli sviluppi, consapevoli che ogni escalation potrebbe avere effetti a catena difficili da contenere. La guerra commerciale, che sembrava inizialmente limitata a pochi settori, si sta trasformando in un conflitto più ampio, con implicazioni che vanno ben oltre i confini economici.