La tattica di Trump. Prima ti metto i dazi, poi tratto e, se fa il bravo, ti grazio

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Era solo il primo giorno e il colpo si è subito fatto sentire, piuttosto duramente. Alle prime contrattazioni dopo la dichiarazione di guerra commerciale di Donald Trump a Canada, Messico e Cina, e presto all'Unione Europea, le borse hanno reagito. Male. E gli effetti finanziari, ma soprattutto il dialogo politico, hanno subito prodotto un primo effetto: le tariffe, solo per … (L'HuffPost)
Ne parlano anche altri giornali
La guerra commerciale di Donald Trump insegna che uno dei rischi maggiori del suo nuovo mandato è il palese disprezzo della legge internazionale da parte del presidente degli Stati Uniti, fatto che rende imprevedibili le sue azioni, creando volatilità sui mercati finanziari e aumentando l’incertezza in un mondo già destabilizzato da guerre e tensioni geopolitiche. (Corriere della Sera)
Parliamoci chiaro: i dazi sono un disastro, sono la morte di un mercato libero, sono un grandissimo problema per l’economia mondiale. Ma non mancano gli aspetti negativi, il più evidente è la politica dei dazi. (Nicola Porro)
L’annunciata estensione dei dazi all’Unione europea e i rischi per la transizione ecologica Che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non avrebbe fatto bene al mercato dell’auto, né alla sua già complessa transizione ecologica, è un tema che avevamo già condiviso qui tempo fa. (LifeGate)

Con il Wall Street Journal americano è d’accordo anche il Financial Times britannico: la guerra commerciale è «assurda» e «dannosa per l’economia e il potere diplomatico degli Stati Uniti»). (il manifesto)
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina entra nel vivo. Mentre Canada e Messico scelgono la via diplomatica per convincere Donald Trump a rinviare di un mese l’introduzione dei dazi, Pechino opta per la strategia opposta. (Open)
Sabato scorso Donald Trump ha annunciato che a partire da domani, martedì 4 febbraio, le aziende che importano prodotti negli Stati Uniti dal Canada e dal Messico pagheranno un dazio del 25%; gli importatori dalla Cina pagheranno invece un ulteriore 10% in aggiunta alle tasse esistenti. (Avvenire)