Derby Lazio-Roma, una guerriglia pianificata: un arresto e ventiquattro agenti feriti

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SPORT

Non è stata la solita esplosione di tensione spontanea, quella che ha trasformato il derby capitolino in una battaglia campale. Gli scontri tra tifosi della Lazio e della Roma, scoppiati in via Flaminia e a ponte Milvio prima della partita, rivelano i contorni di un’azione premeditata, orchestrata da quasi mille ultrà che hanno messo a ferro e fuoco Roma nord. La polizia, costretta a intervenire con cariche e idranti, ha registrato ventiquattro agenti feriti, mentre un arresto – per resistenza e violenza a pubblico ufficiale – è già stato eseguito.

Quella di ieri sera, come già accaduto nel gennaio scorso, conferma un copione inquietante: il derby in notturna, ripristinato dopo sei anni di assenza, si è rivelato ancora una volta un banco di prova fallito. «Era una prova generale», si diceva, per testare la possibilità di giocare la stracittadina dopo il tramonto. Ma i fatti parlano chiaro: la scelta dell’orario serale, criticata da più parti, ha offerto il pretesto per una guerriglia organizzata, lontana dall’impeto momentaneo che spesso caratterizza gli scontri tra tifoserie.

Il Viminale, intanto, sta valutando misure punitive per entrambe le tifoserie, compreso il divieto di trasferta e la chiusura delle curve. Già circolano indiscrezioni su un possibile ritorno al derby diurno, mentre la Roma, attraverso una nota ufficiale, ha preso le distanze dalla violenza: «Condanniamo fermamente ogni forma di violenza nello sport», ha scritto il club giallorosso, ribadendo l’importanza del rispetto e della lealtà sportiva.