Habemus papam , tutto il latino che serve per seguire l'elezione del nuovo papa

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Il latino è la lingua ufficiale della Santa Sede che ha anche una versione del suo sito nella lingua di Cicerone. Non è il latino classico, in realtà, ma quello ecclesiastico forgiato nei secoli dalla Chiesa che pure lo ha abbandonato per la liturgia. La messa è officiata, a partire dal Concilio Vaticano II, nelle lingue moderne. Sono rimasti in latino i riti del Vaticano e i suoi documenti quindi le encicliche e su tutto il Conclave (Vanity Fair Italia)
Su altre fonti
Chi è il primo Papa che ha cambiato nome, quando e perché La fumata bianca sale nel cielo di Roma, le campane suonano a festa, e milioni di fedeli attendono trepidanti l'annuncio: "Habemus Papam". Ma subito dopo il nome dell'eletto, ce n'è un altro che desta curiosità: il nuovo nome pontificale. (Adnkronos)
Seguono "Gregorio" e "Benedetto", entrambi utilizzati 16 volte. Tra i più utilizzati spicca "Giovanni", scelto ben 23 volte, a partire da Giovanni I nel VI secolo fino a Giovanni Paolo II nel XX secolo. (Leggo.it)
Prima dell'inizio del conclave con la chiusura delle porte della Cappella Sistina, i cardinali hanno prestato giuramento. I porporati promettono di svolgere le votazioni in assoluta segretezza, e di non rivelare nulla di ciò che si svolge dietro alla porta chiusa da monsignor Ravelli. (Il Giornale d'Italia)

La consuetudine del cambio di nome da parte dei papi non risale agli albori della Chiesa. (Tiscali Notizie)
Una formula antica, che da secoli annuncia l’identità del nuovo Papa eletto dal Conclave : è l’ “Habemus papam”, l’espressione latina pronunciata dalla Loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro poco dopo la fumata bianca. (Sky TG24)
Nella formula dell’elezione, il nome di battesimo (in latino) viene letto prima del cognome. (La Verità)