Giustizia e Esteri al lavoro per liberare Cecilia Sala prima che si insedi Trump

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ilmessaggero.it INTERNO

Eppur si muove. Nel silenzio, dietro la coltre di discrezione richiesta dalla famiglia e dal governo, si tratta. Roma-Teheran-Washington. Si apre uno spiraglio nella corsa per liberare Cecilia Sala dal carcere di Evin in Iran, dove è rinchiusa dallo scorso 19 dicembre. Il tempo stringe. Il governo vuole fare in fretta. Non solo perché le condizioni detentive in cui versa la reporter di Chora Media e del Foglio, in isolamento, sono preoccupanti ma perché il contesto internazionale lo richiede. (ilmessaggero.it)

Su altri media

Lo ha ribadito la portavoce del governo della Repubblica islamica, Fatemeh Mohajerani. «Ci auguriamo che la questione della giornalista venga risolta rapidamente - ha precisato - ma il suo arresto non è correlato ad alcuna altra questione». (ilmessaggero.it)

La portavoce dell’esecu… (la Repubblica)

Le parole del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, che apparentemente sganciano il destino della giornalista italiana da quello di Mohammad Abedini Najafabadi, fermato a Malpensa il 16 dicembre su mandato internazionale degli Stati Uniti e detenuto ad Opera con misure di massima sicurezza, non sembrano preoccupare chi lavora per il ritorno a casa della ventinovenne italiana. (ilmessaggero.it)

“In carcere a Teheran volevano reclutarmi. Resistetti alle torture”

Fin dall’arresto della giornalista italiana, Elisabetta Belloni — diplomatica da due anni e mezzo a capo del Dis, l’organo di coordinamento dei servizi segreti italiani — è stata esclusa dalla gestione del caso, che sarebbe stato interamente accentrato da Palazzo Chigi e condotto principalmente dall’Agenzia informazioni e sicurezza esterna sotto la guida di Gianni Caravelli. (Il Giornale d'Italia)

'Intervento del governo per scarcerazione giornalista romana è una mossa tattica che ha il potenziale di riposizionare l’Italia come interlocutore privilegiato nei delicati equilibri del Medio Oriente' (Adnkronos)

Dal settembre 2018 al novembre 2020 l’accademica anglo-australiana Kylie Moore Gilbert, ricercatrice della Melbourne University specializzata in Medio Oriente, è stata rinchiusa tra le mura della prigione di Evin, la stessa dove si trova ora Cecilia Sala. (Il Fatto Quotidiano)