Qui non è Hollywood, la migliore serie italiana dell'anno

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La presunzione di giudicare senza vedere non è mai cosa buona, e questo vale anche nel mondo seriale. "Qui non è Hollywood", fresca di uscita il 30 ottobre su Disney+, ne è un esempio lampante. A nostro giudizio, è la migliore serie italiana dell'anno, così ben costruita e interpretata che potrebbe essere un lungo film di quattro ore proiettato nelle sale cinematografiche. L'approccio dubbioso iniziale, dobbiamo ammetterlo, è stato rapidamente smentito dalle prime sequenze, che hanno subito chiarito l'intento del regista Pippo Mezzapesa: smentire frasi fatte come "speculano su un altro dolore". Non si è concentrato sulle modalità con cui si è consumato il delitto di Avetrana in sé – soltanto evocato – ma sulla psicologia dei protagonisti della vicenda e sulla denuncia del circo mediatico che dimentica le vittime per speculare sul loro omicidio.

Giulia Perulli, l'attrice che interpreta Sabrina Misseri nella serie, ha affrontato una profonda trasformazione fisica per il ruolo della trentaseienne condannata all'ergastolo per l'omicidio di Sarah Scazzi. "Sono ingrassata 22 chili, non l'ho mai giudicata", ha dichiarato l'attrice, dimostrando un impegno notevole per rendere giustizia al personaggio.

La serie, composta da quattro puntate, ci riporta ad Avetrana tra la ferocia, l'orrore e il linciaggio mediatico. Chi, come me, era inviato a Avetrana nel 2010, rivivrà attraverso questa magnifica fiction le stesse sensazioni di disagio di quei giorni, quando imparavamo, anche noi giornalisti, che i linciaggi in Italia li fa la televisione. Anna Ferzetti, che interpreta una giornalista nella serie, si ritrova per puro caso nel piccolo paese in provincia di Taranto e nota uno dei manifesti appesi con l'appello per cercare la quindicenne scomparsa.

"Qui non è Hollywood" non è solo una serie, ma un'opera che invita a riflettere sulla nostra società e sui meccanismi perversi dei media.