L’Australia conferma Albanese, i liberali pagano la scommessa perduta sul nucleare e lo smartworking

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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   Non è vero, come si dice spesso, che in Australia le elezioni si vincano solo quando il governo in carica commette errori irreparabili. Sabato 3 maggio, i laburisti di Anthony Albanese hanno dimostrato che a volte è l’opposizione a perdere, e a farlo in modo clamoroso. La vittoria schiacciante del Labour Party – con 86 seggi già assegnati su 137, mentre altri 13 restano in bilico – è stata letta da molti come una risposta netta alla deriva trumpiana abbracciata dai liberali.

La coalizione liberal-nazionale guidata da Peter Dutton aveva puntato tutto su tre proposte controverse: l’adozione del nucleare come fonte energetica primaria, il taglio dei dipendenti pubblici federali accompagnato dalla fine dello smartworking, e una riduzione artificiale del prezzo della benzina. Scelte che, invece di attrarre l’elettorato, hanno alimentato dubbi e allontanato persino parte della base tradizionale. Dutton, che aveva cercato di cavalcare lo stesso nazionalismo economico e culturale di Donald Trump, ha perso addirittura il suo seggio, un episodio raro per un leader dell’opposizione.

A Bruxelles, dove si guarda con attenzione alle dinamiche dei partner occidentali, il risultato è stato accolto con soddisfazione. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha parlato di un’ulteriore "conferma della cooperazione strategica", mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato come europei e australiani siano "non solo amici, ma compagni di strada". Un messaggio che suona come un implicito riconoscimento del fallimento delle politiche isolazioniste.

Quello che emerge dalle urne è un elettorato australiano più interessato alla stabilità e al dialogo internazionale che alle battaglie ideologiche importate dagli Stati Uniti. Albanese, che aveva centrato la sua campagna su temi concreti come la transizione energetica graduale e la modernizzazione del lavoro pubblico, ha raccolto consensi persino tra gli indecisi. Il nucleare, in particolare, è apparso come una scommessa azzardata in un paese che punta sulle rinnovabili, mentre la guerra allo smartworking ha alienato una fetta consistente di lavoratori.