Edoardo Leo e il ritratto di Gigi Proietti, un uomo che non è mai stato una maschera

La carriera artistica di Gigi Proietti è iniziata a tre anni, con la recita di una poesia sui gradini di un altare, la notte del 24 dicembre 1944.

La chiesa piena applaudì, lui prese coraggio e iniziò a ringraziare.

Quella carriera così lunga e ricca si è chiusa in un’altra vigilia, inserita questa volta nel film che ne consegna l’ultima interpretazione: Io sono Babbo Natale

(La Repubblica)

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Nel frattempo, per aiutare economicamente la madre, rimasta vedova quando Meroni era ancora un bambino, disegna cravatte. Il senso di colpa, come racconterà molti anni dopo, non lo abbandonerà mai. (Calcio In Pillole)

«Questo è un film caldo dall'emotività leggera, volevo evitare il solito family dolciastro», sottolinea il regista. Di lui mi porterò sempre dietro la grande umanità, sono orgoglioso di aver fatto questo lavoro con lui» (leggo.it)

Nicola cerca in qualche modo di rendere Ettore un suo erede come Babbo Natale, mentre quest’ultimo continua a pensare solo a come sfruttarlo. Il regista Edoardo Falcone spiega di aver scritto il film «pensando a Gigi Proietti e Marco Giallini. (Gazzetta del Sud)