Omicidio Bellocco, si complica la posizione di Beretta: nuovi elementi – TS
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L’omicidio di Antonio Bellocco, esponente di vertice del mondo degli ultras dell’Inter, deve essere ancora approfondito dagli inquirenti per accertare il grado di responsabilità di uno dei capi di quella realtà, Andrea Beretta. Nelle ultime ore sono emersi dettagli poco favorevoli a quest’ultimo. LA NOTIZIA – Le indagini ancora in corso per accertare le dinamiche della morte di Antonio Bellocco, esponente di vertice del tifo organizzato dell’Inter, raccontano dettagli per nulla favorevoli alla posizione di Andrea Beretta, autore materiale dell’omicidio. (Inter-News)
La notizia riportata su altri media
La convalida è attesa per domani, al massimo domenica. Andrea Beretta, il capo ultrà dell'Inter fermato mercoledì a Cernusco sul Naviglio per l'omicidio di Antonio Bellocco, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti alla giudice Lorenza Pasquinelli che lo ha interrogato nel carcere di Opera. (Fcinternews.it)
Ore 10.35 del 4 settembre, siamo in via Besozzi a Cernusco sul Naviglio. (IL GIORNO)
Così piano piano verso Nord è risalita anche la ‘ndrangheta e ci ha messo radici solide. C’era una volta la mafia, quella della profezia di Sciascia che come “la linea della Palma” ne Il giorno della Civetta da Sud risaliva verso il Nord, adattandosi grazie ai cambiamenti climatici, ai contesti favorevoli. (Il Fatto Quotidiano)
Quelli della Curva Nord dell'Inter sono cauti nei giudizi, ma anche lapidari nelle sentenze quando parlano il giorno dopo l'omicidio di Antonio Bellocco, detto «Totò 'u Nanu», 36enne rampollo dell'omonima famiglia di 'ndrangheta e già condannato a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa. (il Giornale)
Andrea Beretta, il leader 49enne della curva nord ora in stato di fermo nel carcere di Opera con le accuse di omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco, ha potuto contare secondo gli inquirenti su uno o più persone pronte a inquinare la scena del delitto per far passare lo spargimento di sangue come una sua reazione di legittima difesa e non come una vera e propria aggressione, con tanto di accanimento finale sul corpo esanime del 36enne. (ilmattino.it)
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