Lo spettro dei dazi ridisegna l’export: focus sull’Asia

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Dopo il surreale balletto di annunci e passi indietro di Donald Trump sui dazi, è evidente che nel commercio mondiale c’è new normal e che il suo tratto distintivo è l’incertezza. L’epicentro di questa crisi sono gli Stati Uniti, ma il continente in cui i riverberi saranno avvertiti con più forza è l’Asia. Il bersaglio grosso di Trump naturalmente è la Cina, ma neppure i grandi alleati politici e militari degli Usa nella regione – Giappone, Corea del Sud, Thailandia e India – sono certi che saranno risparmiati. (Il Sole 24 ORE)
Su altri giornali
Gli economisti si aspettavano di vedere alcuni paesi, come il Vietnam, centro manifatturiero nell’area, nella lista dei bersagli del Presidente. Altri, come la vicina Cambogia, hanno sorpreso di più e tutti sono rimasti scioccati dalle forti tariffe imposte alla regione, che spesso si estendono fino al 40%. (Fortune Italia)
I dazi sul Vietnam imposti da Trump sono problema per le aziende che producono calzature sportive, come Nike e Adidas. I costi di importazione si tradurranno in un aumento dei prezzi di vendita o verranno assorbiti internamente? Tra i paesi colpiti più duramente dai nuovi dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump c’è il Vietnam, soggetto a una tariffa del 46 per cento. (Startmag)
Sono loro infatti ad aver tratto il maggior beneficio dall’epoca della globalizzazione che ha consentito di trasferire la produzione per i mercati occidentali in Paesi a basso costo di manodopera come Vietnam, Cambogia e Malesia. (Corriere della Sera)

Il Vietnam è infatti diventato il centro mondiale della produzione di scarpe sportive. Trovare l’etichetta "Made in Vietnam" in un modello Nike o Puma è ormai la normalità. (la Repubblica)
I dazi di Donald Trump sono fulmini in un cielo tutt’altro che sereno per il Laos. Il piccolo paese del Sudest asiatico, insieme ai suoi vicini, è tra i più colpiti dai nuovi dazi annunciati dal presidente degli Stati Uniti (ISPI)
Reuters (Avvenire)