Reynolds: "Londra e Washington unite contro i Paesi sleali", ma sui dazi restano nodi

Reynolds: Londra e Washington unite contro i Paesi sleali, ma sui dazi restano nodi
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Redazione Esteri Redazione Esteri   -   LONDRA – «Il nostro accordo con gli Stati Uniti è un passo fondamentale», ha dichiarato il ministro del Commercio britannico Jonathan Reynolds durante un incontro a Downing Street con Repubblica e altri giornalisti, sottolineando come l’intesa siglata con Washington rappresenti una risposta condivisa contro quei Paesi considerati «sleali» nelle pratiche commerciali. Non tutto, però, è stato risolto: permangono, infatti, le tariffe del 10% imposte dall’era Trump su una vasta gamma di prodotti, fatta eccezione per i settori automotive, acciaio e alluminio, su cui le aliquote sono state ridotte o annullate. «Le trattative proseguono», ha aggiunto Reynolds, lasciando intendere che la partita è ancora aperta.

A mitigare le preoccupazioni degli investitori, intanto, arrivano i risultati trimestrali delle società, che hanno superato le attese sia negli Stati Uniti – dove oltre il 75% delle aziende ha pubblicato dati positivi – sia in Europa, seppur con performance meno roboanti. Gli analisti di Edmond de Rothschild Asset Management, tuttavia, segnalano un rallentamento nella crescita degli utili prevista per il 2025: «Negli Usa si stimano ora incrementi dell’8%, contro il 12% iniziale, mentre in Europa si scende al 4% rispetto all’8% prospettato». Un quadro che, seppure in linea con le aspettative, riflette incertezze persistenti.

L’ottimismo del governo britannico non convince però tutti. Alan Beattie, editorialista del Financial Times, ha bollato l’accordo come un possibile «errore madornale» per Londra, criticando il fatto che la riduzione dei dazi statunitensi su acciaio, alluminio e auto sia stata ottenuta in cambio di un impegno a acquistare aeromobili Boeing per 10 miliardi di dollari. Una mossa che, secondo alcuni osservatori, potrebbe rivelarsi svantaggiosa nel lungo periodo.