La Cina torna al mining di Bitcoin, per Cbeci è il secondo mercato

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La Germania ha invece il 3% del mercato, un dato che potrebbe essere influenzato però dall'utilizzo di Vpn da parte di minatori in altri paesi

L'Italia resta ai margini del mondo del mining.

Il dato emerge dall'ultimo aggiornamento del Cambridge Bitcoin electricity consumption index (Cbeci): secondo i dati pubblicati oggi, a gennaio 2022 la Cina ha bruciato il 21,1% dell'energia utilizzata nel mondo per generare Bitcoin; una percentuale che fa della Cina il secondo mercato più grande alle spalle degli Stati Uniti d'America al 37,8%. (idealista.it/news)

La notizia riportata su altri media

La scomparsa della Cina dalla scena era comunque stato accolto in maniera molto positiva dalla comunità, in quanto era venuto a mancare uno dei principali motivi di accentramento della capacità produttiva della rete Bitcoin, anche considerando che la potenza perduta era stata largamente recuperata già a dicembre dello scorso anno, quindi l'assenza dell'apporto cinese è stato completamente assorbito in pochi mesi. (HDblog)

E già a settembre 2021 - cioè due mesi dopo il divieto imposto dal governo centrale - la Cina rappresentava poco più del 22% del mercato totale del mining di bitcoin, secondo i dati dei ricercatori di Cambridge In Cina, i minatori di criptovalute, hanno trovato il modo per aggirare le restrizioni imposte dal governo centrale. (Il Sole 24 ORE)

Secondo il report la ripresa sarebbe dovuta a una “improvvisa impennata delle operazioni svolte in segreto”. Oggi vediamo che anche la Cina è tornata in carreggiata, con oltre il venti per cento di potenza di calcolo, seconda solo al trentasette per cento degli Stati Uniti (Wired Italia)

Il mining esplose in territorio cinese al punto che il 65% circa del potenziale di mining globale era proprio in Cina. Dopo il duro e secco stop del governo però, tale valore crollò. (I-Dome.com)

Gli Stati Uniti, infatti, restano il primo Paese con una quota del 37,84% della capacità di calcolo (che viene espressa in Exahash) che serve a minare bitcoin. Secondo il CCAF, i minatori sono diventati più fiduciosi e "sembrano soddisfatti della protezione offerta dai servizi di proxy locali", che aiutano a celare la posizione dell'attività di mining (DDay.it)