Adozioni vietate in Svizzera. Il cuore dell’Europa sempre più gelido

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Cosa sta succedendo all’adozione internazionale in Europa? Il primo Paese a decretarne lo stop è stata l’Olanda nello scorso maggio. Nell’impossibilità di frenare le numerose irregolarità verificatesi negli ultimi anni, il governo dell’Aja ha deciso di bloccare l’arrivo di minori stranieri. Adesso è la volta della Svizzera, ma anche Francia, Belgio e Norvegia stanno pensando a misure simili. Per quanto riguarda il Paese elvetico l'allarme è stato lanciato da “Famiglie per l'Accoglienza”, presente anche in Svizzera dal 1989 (Avvenire)
La notizia riportata su altri giornali
Chiara, una madre che ha intrapreso il percorso adottivo e che ha esperienza con questa pratica, condivide le sue riflessioni riguardo al destino di quei bambini che non hanno la possibilità di essere adottati, e sottolinea la serietà delle organizzazioni che assistono in questo processo. (MoneyMag.ch)
Nessun diritto in materia di adozioni internazionali, neppure il più severo, può escludere il rischio di abusi: per questo motivo il Consiglio federale ha deciso di vietare in Svizzera, in futuro, l'adozione di bambini provenienti dall'estero. (tvsvizzera.it )
Il primo suicidio assistito tramite la controversa capsula Sarco ha riacceso il dibattito sulla sua regolamentazione in Svizzera. Capsula Sarco: a un anno dal primo utilizzo, la Svizzera introdurrà regole più severe per l’assistenza al suicidio? (Prima Pagina - SWI swissinfo.ch)

Il divieto è il miglior modo per tutelare in modo adeguato tutte le persone interessate, in particolare i bambini»: così recita il comunicato stampa del Consiglio federale della Svizzera, che il 29 gennaio 2025 ha deciso di andare verso la chiusura delle adozioni internazionali. (Vita)
Noi svizzeri non siamo abituati ai colpi di testa, bensì alle decisioni ponderate all’insegna dell’equilibrio. Governo e Parlamento esaminano, si confrontano, dibattono, consultano, si rimpallano i dossier da una Camera all’altra, quasi fosse una partita di tennis, e poi giungono alla conclusione. (Corriere del Ticino)